Covid: studi ceppo Sud Africa sollevano preoccupazioni su risposta immunitaria
22 Gennaio 2021 - 12:37PM
MF Dow Jones (Italiano)
Tre nuovi studi di laboratorio stanno sollevando preoccupazioni
sul fatto che la risposta immunitaria innescata da un'infezione da
Covid-19 o dal vaccino possa essere meno efficace nel proteggere
dal nuovo ceppo di coronavirus emerso per la prima volta in Sud
Africa.
I risultati provengono da esperimenti condotti in laboratorio e
esaminano solo alcuni elementi della risposta immunitaria.
Tuttavia, rafforzano la possibilità che i produttori di vaccini e
le autorità di regolamentazione debbano aggiornare i vaccini contro
il Covid-19 man mano che il virus si evolve.
Un quarto studio, condotto da scienziati di BioNTech e Pfizer e
pubblicato dalle società, ha dimostrato che il loro vaccino ha
neutralizzato con successo una variante inizialmente rilevata nel
Regno Unito. Lo studio non includeva però il ceppo sudafricano.
La variante del Regno Unito si è già diffusa in molti altri
Paesi, tra cui gli Stati Uniti. A più di un anno dall'inizio della
pandemia, la scoperta di nuove varianti che sembrano aver reso il
virus più contagioso sta costringendo i ricercatori ad adattare la
loro comprensione del coronavirus. Una preoccupazione, hanno detto
i ricercatori, è il fatto che i nuovi ceppi stanno emergendo in
Paesi in cui una percentuale significativa di persone ha già
sviluppato una risposta immunitaria alle varianti precedenti dopo
aver contratto il Covid-19.
Se confermati da ulteriori ricerche, i risultati degli studi
suggeriscono che vincere la lotta globale contro la pandemia di
coronavirus potrebbe richiedere ripetute vaccinazioni e
aggiornamenti ai vaccini esistenti, in modo simile a quanto viene
fatto ogni anno per i vaccini antinfluenzali.
"Stiamo imparando come il nostro corpo sta costringendo il virus
a cambiare", ha detto Jinal Bhiman, il principale scienziato presso
l'Istituto nazionale per le malattie trasmissibili di Johannesburg
e coautore di uno degli studi sulla variante sudafricana.
Gli studi sui virus fatti in laboratorio e sul sangue prelevato
da persone che sono guarite dal Covid-19 in precedenza o hanno
ricevuto un vaccino sono alcuni dei primi esperimenti condotti
dagli scienziati quando vogliono saperne di più su una nuova
variante. I ricercatori che hanno lavorato agli studi hanno
affermato che i test hanno esaminato solo la risposta di alcuni
anticorpi, mentre il sistema immunitario umano include anche le
cosiddette cellule T, cellule del sangue che aiutano ad attaccare
il virus e altri tipi di cellule.
Dati più definitivi arriveranno dalle sperimentazioni sull'uomo
dei vaccini contro il Covid-19 in corso in Sud Africa e nel Regno
Unito e i cui risultati sono attesi entro poche settimane. Questi
risultati forniranno un'indicazione migliore di come i vaccini si
comportano contro i nuovi ceppi.
I ricercatori che hanno condotto i test sulla variante
sudafricana hanno sottolineato che le attuali campagne vaccinali
dovrebbero continuare e le iniezioni finora approvate offrono
protezione contro la variante più nota del Covid-19.
La variante sudafricana è stata trovata in 22 Paesi, tra cui
Canada, Cina e Germania. Per due degli studi, i ricercatori in Sud
Africa hanno testato come la nuova variante, che ha causato una
potente seconda ondata di infezioni nel Paese, ha risposto al
sangue prelevato da persone che avevano già avuto il Covid-19 nella
prima ondata, quando altre versioni del virus stavano circolando.
Quello che hanno scoperto è che la nuova variante era o
completamente resistente agli anticorpi generati da un'infezione
precedente o che gli anticorpi erano significativamente meno in
grado di neutralizzare il virus.
Un secondo studio ha replicato la proteina spike della variante
sudafricana, attraverso la quale il virus attacca e infetta le
cellule umane, su una variante diversa del virus. Anche i nuovi
vaccini contro il Covid-19, compresi quelli sviluppati da BioNTech,
Pfizer e Moderna, prendono di mira la proteina spike. Lo studio ha
rilevato che il sangue di 21 delle 44 persone che avevano
precedentemente avuto il Covid-19 non è riuscito a neutralizzare il
virus. Solo tre campioni di sangue - di persone che avevano avuto
casi molto gravi di Covid-19 - sono stati in grado di realizzare un
potente attacco.
I risultati potrebbero significare che varianti come quella
sudafricana potrebbero infettare persone che hanno avuto il
coronavirus per la seconda volta "e potrebbero prefigurare una
ridotta efficacia degli attuali vaccini", ha concluso lo
studio.
James Naismith, professore di biologia strutturale presso
l'Università di Oxford, ha affermato che i risultati dei documenti
sudafricani ora devono essere confermati da studi nel mondo reale,
come studi clinici sui vaccini o prove di reinfezioni su larga
scala da parte del nuovo ceppo. "Dovremmo essere preoccupati ma non
farci prendere dal panico", ha detto.
Un terzo studio - condotto dai ricercatori della Rockefeller
University di New York e del California Institute of Technology di
Pasadena - ha eseguito una serie di test simili a quelli degli
scienziati sudafricani, ma utilizzando il sangue prelevato da
persone che avevano ricevuto i vaccini di Pfizer o Moderna.
Lo studio ha rilevato che tre importanti mutazioni nella
variante sudafricana hanno ridotto la capacità degli anticorpi
generati dal vaccino di neutralizzare il virus con un margine
piccolo ma significativo. Una possibile ragione della differenza
nei risultati dei tre studi è che gli scienziati statunitensi hanno
esaminato solo le mutazioni di una parte della proteina spike, nota
come dominio di legame del recettore, che si attacca alle cellule
umane. Nei due studi condotti in Sud Africa, alcuni dei maggiori
impatti sulla risposta anticorpale provenivano da un'altra parte
della proteina spike, nota come N-Terminal, che è anch'essa un
bersaglio per gli anticorpi neutralizzanti e il cui significato gli
scienziati stanno solo iniziando a capire.
Un altro possibile motivo delle differenze è che i vaccini
inducono una risposta immunitaria più forte rispetto a una
precedente infezione da Covid-19. Lo studio statunitense ha
concluso che i vaccini a mRNA come quelli di Pfizer e Moderna
"potrebbero dover essere aggiornati periodicamente per evitare una
potenziale perdita di efficacia clinica".
Negli studi sull'uomo, i vaccini di Pfizer e Moderna hanno
dimostrato di essere circa il 95% efficaci nel proteggere le
persone dallo sviluppo dei sintomi del Covid-19. Quindi una
moderata riduzione dell'efficacia non li renderebbe inutili.
Moderna ha rifiutato di commentare i risultati dello studio
statunitense ma ha affermato che sta studiando la potenziale
efficacia del suo vaccino contro il Covid-19 su più varianti. Una
portavoce di Pfizer ha affermato che la società sta facendo
sperimentazioni sulla variante E484K - una delle mutazioni delle
varianti sudafricane e brasiliane - e condividerà i suoi risultati
una volta disponibili.
cos
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January 22, 2021 06:22 ET (11:22 GMT)
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