«Non ce l'ho con i fondi di private equity, ma con la
Lega Serie A che si sta comportando come se fosse una lega
chiusa, senza
promozioni e retrocessioni annuali, e con i club che pensano di
spartirsi
quanto ricavato dalla vendita di diritti altrui». Adriano
Galliani lo
ripete più volte nel corso di questa intervista con Milano
Finanza: le sue
critiche non riguardano il progetto in sé di vendere ai private
equity una
quota della media company che gestirà i diritti televisivi
pluriennali
della Serie A. Il problema, secondo per l'amministratore
delegato del
Monza, è l'idea dei presidenti e dei vertici di Lega di
ripartire il
prezzo della cessione fra i club. Mercoledì 9 settembre
l'assemblea dei
presidenti del massimo campionato di calcio italiano ha
votato
all'unanimità a favore della creazione di una nuova società per
la
gestione commerciale della Serie A. I club hanno inoltre
approvato l'avvio
di trattative per valutare le due proposte per il 10% della
media company
avanzate dal trio Cvc-Advent-Fsi e dal tandem Bain-Neuberger
Berman. Le
due cordate offrono rispettivamente 1,625 e 1,35 miliardi di
euro, importo
che verrebbe distribuito alle società in più tranche, la più
sostanziosa
da corrispondere a inizio 2021 (si veda tabella pubblicata in
pagina). Ed
è sulla pretesa degli attuali club di Serie A di incassare i
proventi
della cessione del capitale che si appuntano i dubbi
dell'amministratore
delegato del Monza. Per impedire che ciò avvenga Galliani - il
quale i
diritti tv del calcio li ha prima comprati come ad di Mediaset,
poi
venduti singolarmente come ad del Milan e infine negoziati in
blocco come
vicepresidente di Lega - è pronto a dare battaglia «in ogni
sede». Assieme
a lui potrebbe muoversi l'intera Lega B, pronta a iniziative
contro la
Serie A.
Domanda. Qual è il problema del progetto approvato mercoledì
9
dall'assemblea dei presidenti di Serie A?
Risposta. La Serie A è una lega aperta, ma in questo affare si
sta
comportando come fosse una lega chiusa all'americana. La media
company è
al 100% di proprietà della Lega e i club della stagione sportiva
2020/2021
sembrano invece convinti che sia cosa loro. Si sbagliano: non
possono
cedere una quota di una società che ogni anno, per il meccanismo
delle
promozioni e retrocessioni, cambia il 15% dei soci e spartire il
prezzo
fra i club che quest'anno si trovano per caso a militare in
Serie A. Chi
disputa il campionato 2020/2021 incasserebbe soldi dai fondi,
benché la
vendita riguardi i diritti solo a partire dalla stagione
2021/2022, quando
tre firmatari dell'accordo saranno retrocessi e ci saranno tre
nuove
società nella massima serie. È come se i club dell'attuale Serie
A
vendessero il 10% di via Rosellini (il palazzo sede della Lega a
Roma,
ndr), intascandone il ricavato.
D. In passato i private equity hanno preso partecipazioni in
altri
sport; Cvc, per esempio, è entrata nella Formula 1. Perché lo
stesso non
può funzionare per la Serie A?
R. Il paragone con la Formula 1 non regge affatto perché nelle
corse non
ci sono promozioni e retrocessioni di team. La Serie A non è un
circuito
chiuso invece; mi stupisce che i vertici di Lega e i club non
vogliano
cogliere questa cruciale differenza. In base al progetto attuale
le
società che giocano quest'anno in Serie A si porterebbero a casa
non solo
i soldi dei diritti televisivi del 2020/2021 già assegnati a
Sky, Dazn e
altri, ma anche una porzione rilevante del prezzo per la
vendita
dell'equity che hanno venduto. Pensano di aver vinto alla
lotteria, ma è
una follia che verrà bloccata in ogni sede.
D. Che cosa dovrebbe fare allora la Lega con l'incasso
dell'eventuale
vendita del 10% della media company?
R. Nel caso, la Lega deve tenersi in pancia i proventi della
cessione
dell'equity ai fondi, non può certo distribuirli fra i club come
fa anno
per anno con i proventi dei diritti televisivi. Sono due cose
diverse e
sono sorpreso che la Lega non lo capisca. Cedendo la quota della
media
company si sta vendendo una parte del patrimonio della Lega:
quei soldi
devono servire per lo sviluppo del marchio, per aprire nuove
sedi o per
altre iniziative comuni a beneficio di tutti coloro che
giocheranno in
Serie A per l'eternità.
D. Il presidente di Lega, Paolo Dal Pino, sembra però convinto
della
fattibilità tecnica, legale e finanziaria del piano.
R. Non è così ed è arrivato il momento di farsi sentire. Se si
muove la
Lega Serie B, benissimo, altrimenti il Monza è pronto a muoversi
da solo
per impedire questa follia della spartizione dei soldi fra i
club
dell'attuale Serie A. Non c'è un avvocato né un tribunale al
mondo che
possa dar loro ragione. Mi auguro di non dover arrivare alle vie
legali,
ma se sarà necessario sono pronto ad andare fino in fondo.
fch
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September 14, 2020 02:36 ET (06:36 GMT)
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