Fondazioni: un 2020 senza cedole (Mi.Fi.)
15 Febbraio 2021 - 09:20AM
MF Dow Jones (Italiano)
Nel 2020 le fondazioni sono rimaste all'asciutto dei dividendi
bancari, ma nonostante ciò hanno protetto il patrimonio in modo da
garantire risorse sulla propria area di riferimento. Certo, la
pandemia si è fatta sentire e diversi enti hanno dovuto attingere
alle riserve per sostenere il territorio, soprattutto nelle fasi
più critiche dell'emergenza sanitaria, ma tutto sommato gli
investimenti finanziari hanno superato lo stress test dei mercati.
E ora si preparano ad accogliere di nuovo le cedole che le banche
non hanno potuto pagare nel 2020 per lo stop prudenziale imposto
dalle autorità di vigilanza di fronte alla crisi causata dal
Covid-19.
Inoltre da fine 2020, scrive Milano Finanza, la prospettiva
della ripresa dell'economia grazie ai vaccini ha ridato slancio
alle borse, che anche in questa prima parte dell'anno stanno
continuando ad avanzare. In questo contesto i rendimenti delle
obbligazioni sono sempre più bassi, ma anche queste non possono
essere escluse da una asset allocation diversificata come quella
che ha permesso alle fondazioni di reggere all'urto della pandemia
e che comprende anche una quota crescente di investimenti
alternativi non quotati nei mercati pubblici (i cosiddetti private
asset come private equity e housing sociale) con l'obiettivo
combinato di attenuare almeno in parte l'impatto delle oscillazioni
dei mercati sul valore degli asset e di contribuire allo sviluppo
dell'economia reale. Portafogli attrezzati per navigare nelle
diverse fasi dei mercati sono stati quindi l'arma che ha permesso
alle fondazioni di resistere nella tempesta del Covid. E se dal
punto di vista della generazione dei proventi, dividendi e cedole
sono mancati, la redditività netta media dei patrimoni è stata
difesa. Il controvalore ai prezzi di mercato a fine 2020 delle
partecipazioni bancarie riflette il calo dei titoli.
Ma ecco i numeri dei principali enti bancari che emergono
dall'anticipazione di MF-Milano Finanza sui bilanci 2020. A partire
dalla Cariplo, la più grande fondazione bancaria italiana. L'ente
presieduto da Giovanni Fosti ha un patrimonio investito
principalmente nel fondo Quaestio Alternative Funds-Fund One Class
C per un controvalore lordo di mercato a fine 2020 di 5,214
miliardi (sostanzialmente stabile rispetto ai 5,212 miliardi di
fine 2019), cresciuto con un rendimento lordo dei 12 mesi pari al
3,94% (dopo il +8,76% del 2019). Per gli investimenti alternativi,
in base ai dati preliminari, il controvalore dei fondi chiusi è di
327 milioni, tra veicoli di housing sociale e rigenerazione urbana
in Italia, comparti dedicati al private equity e al venture capital
italiano, alle infrastrutture e all'efficienza energetica e
microfinanza. Mentre il portafoglio in società quotate a fine anno
valeva 1,603 miliardi (1,947 miliardi a fine 2019). La parte più
importante è rappresentata dalla partecipazione del 3,948% in
Intesa Sanpaolo, investimento che lo scorso anno non ha dato
dividendi (151 milioni nel 2019). Ma gli ottimi risultati del 2019
tra dividendi e rendimenti delle gestioni aveva permesso alla
fondazione di mettere fieno in cascina: lo scorso anno 155 milioni
erano stati accantonati al fondo di stabilizzazione per le
erogazioni, che era cresciuto in modo considerevole, permettendo di
affrontare anni difficili come il 2020 con maggior fiducia. Il
maggior azionista di Intesa Sanpaolo (6,12%), la Compagnia di
Sanpaolo, ha anche lo 0,1% delle Generali e, new entry del 2020, il
2,66% di Iren e lo 0,56% in B.F., mentre il resto del patrimonio è
diversificato in tre fondi di Fondaco Sgr (si veda intervista in
pagina) per un valore a fine 2020 di oltre 3,6 miliardi e un
rendimento medio netto del 4% (il 10% nel 2019). L'ente presieduto
da Francesco Profumo ha investito anche in fondi immobiliari di
housing sociale e di private equity.
Restando sempre nell'orbita degli azionisti di Intesa Sanpaolo,
il portafoglio investimenti della fondazione Cassa di risparmio di
Cuneo ha generato nel 2020 un rendimento medio di oltre il 4%
(inteso come rapporto tra totale dei proventi, a esclusione di
plusvalenze e minusvalenze, e il valore di mercato delle attività).
L'ente piemontese dispone da anni di un giardinetto molto
diversificato che comprende, oltre alla quota dello 0,614% in
Intesa Sanpaolo che deriva dall'opas su Ubi Banca (di cui aveva
oltre il 5%), diverse azioni italiane ( Generali, Unicredit, Eni,
Terna, Atlantia, Autogrill, Azimut, Terna, Enel, Ivs Group, fino a
B.F. e Iren), oltre a titoli esteri come Freenet, Covestro e
Schaeffler). Non mancano fondi comuni (i principali sono gestiti da
Fondaco Sgr), titoli di Stato e bond corporate italiani ed esteri,
polizze Vita (che nel 2020 hanno reso il 2,67%), hedge fund (di
Azimut ed Ersel) e alcune puntate sui fondi di real estate.
red/lab
MF-DJ NEWS
1509:02 feb 2021
(END) Dow Jones Newswires
February 15, 2021 03:05 ET (08:05 GMT)
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