Generali Ass.: i privati alzano il tiro (MF)
22 Luglio 2021 - 8:10AM
MF Dow Jones (Italiano)
Che i recenti acquisti di Francesco Gaetano Caltagirone in
Mediobanca (fino al 5,055% di cui il 3,003% in titoli e il resto in
opzioni) non puntino a destabilizzare la merchant bank guidata da
Alberto Nagel è un messaggio che il gruppo romano ha fatto passare
con chiarezza. Non solo perché la decisione di investire sarebbe
maturata nell'ambito di un rinnovato interesse di Caltagirone per
il settore bancario, ma anche perché, almeno per ora, l'azionista
non ha nulla da rimproverare all'istituto.
Tanto più - scrive MF - che gli acquisti non saranno
accompagnati da richieste specifiche sul fronte della corporate
governance e nessuna iniziativa è allo studio in vista
dell'assemblea di bilancio di ottobre. Il blitz è stato peraltro
apprezzato dal mercato, come dimostra il rialzo del 3,29% messo a
segno ieri in Piazza Affari dal titolo Mediobanca. È tuttavia
difficile non leggere il blitz del costruttore romano come un
segnale indirizzato alla prima linea di Piazzetta Cuccia, che nei
prossimi mesi sarà impegnata nel delicato rinnovo del vertice di
Generali. Se infatti il board della compagnia scadrà nella
primavera del 2022, già a settembre si metterà in moto la macchina
per individuare i nuovi amministratori, come previsto dal sistema
di governance monistico approvato lo scorso anno. Se sul tema il
consiglio di amministrazione potrebbe iniziare a confrontarsi già
nella riunione del prossimo 5 agosto (quando verranno approvati i
risultati semestrali), è evidente che la palla resta in mano agli
azionisti.
Tra questi gli scontenti sono diversi e il loro pressing
potrebbe progressivamente salire tra luglio e settembre.
Caltagirone, vicepresidente e secondo azionista (5,6%), spinge per
un assetto più plurale della governance e ha ribadito il proprio
dissenso disertando l'ultima assemblea di bilancio. Leonardo Del
Vecchio invece (4,8%) oscilla tra critiche sulla strategia
(Generali deve tornare "al ruolo leader che aveva nel mercato
assicurativo alla fine degli anni '90") a cauti messaggi
diplomatici ("fin quando ci saranno i risultati, il management non
penso abbia nulla da temere"). Fatto sta che le frizioni in questi
anni non sono mancate, dal confronto sul direttore generale alle
critiche ad alcune operazioni straordinarie.
Ma è soprattutto sulla prima linea che il confronto si è
preannuncia più accesso. La richiesta di Caltagirone è quella di
aprire un confronto alla pari con gli altri azionisti a partire da
Mediobanca (12,9%) che sinora ha sempre gestito i rinnovi della
compagnia. L'obiettivo? Un cambiamento che porti al vertice un
manager di elevato standing esperto in tecnologia, taglio dei costi
e m&a. Possibilmente in ticket con un nuovo presidente. Per
parte sua Mediobanca ha sinora apprezzato i risultati portati dal
ceo Philippe Donnet: la buona posizione di capitale, il migliore
combined ratio tra i concorrenti, un total shareholder return del
95% dal novembre 2016 a oggi. A fronte di questi risultati, si
argomenta, risulta assai difficile giustificare un ricambio del
manager.
Malgrado ciò Piazzetta Cuccia non è pregiudizialmente contraria
a discutere altre soluzioni, purché non venga meno un punto fermo:
il ceo di Generali deve essere un manager di respiro internazionale
che sappia muoversi non solo sul mercato italiano ma anche in
Europa e in Asia. Se settembre potrebbe essere il mese decisivo per
l'esito della partita, al momento è difficile prevederne l'esito. A
fronte di un mancato accordo tra gli azionisti, il cda potrebbe per
esempio non presentare la lista e lasciare che i soci corrano da
soli. In alternativa Caltagirone e Del Vecchio potrebbero
disconoscere le scelte del board e presentare una formazione
autonoma. Ma lo scenario meno traumatico per la compagnia sarebbe
un accordo in seno al board. Al momento la strada è in salita, ma i
pontieri potrebbero presto mettersi al lavoro.
Tornando a Mediobanca, il blitz di Caltagirone segue di poche
settimane gli ultimi acquisti di Del Vecchio che ad agosto dovrebbe
raggiungere il 19,99%. Già oggi comunque i due imprenditori
detengono il 24% teorico dell'istituto, appena un soffio sotto la
soglia d'opa. Questi turbinosi passaggi di azioni sono monitorati
da vicino della Consob che nelle prossime settimane potrebbe
raccogliere ulteriori elementi, anche attraverso audizioni.
red/cce
MF-DJ NEWS
2208:09 lug 2021
(END) Dow Jones Newswires
July 22, 2021 02:09 ET (06:09 GMT)
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