Generali Ass.: soci "privati" mettono nel mirino Donnet (Rep)
22 Luglio 2021 - 8:47AM
MF Dow Jones (Italiano)
L'assalto è a Mediobanca, ma il primo obiettivo designato sta un
piano più sotto ed è l'amministratore delegato di Generali Philippe
Donnet.
Lo scrive La Repubblica spiegando che il giorno dopo l'annuncio
che Francesco Gaetano Caltagirone ha il 3% di piazzetta Cuccia con
l'opzione di salire fino al 5% entro settembre, a fianco di
Leonardo Del Vecchio che si avvia a consolidarsi al 20% della banca
d'affari, si fa più concreto il quadro che in privato tracciano
alcuni grandi soci delle Generali. I soci "privati", ossia lo
stesso Caltagirone, che ha il 5,7% del Leone, Del Vecchio con il
4,8%, i Benetton con il 3,9% e la Fondazione Crt con l'1,6% si
preparano a chiedere a Donnet - il cui mandato scade in aprile - di
non presentare il suo piano industriale per il triennio 2022-2024.
Una mossa dura, per ora lasciata solo trapelare e non attuata, che
equivale di fatto a sfiduciare l'amministratore delegato. Se questa
evenienza si dovesse realizzare, la risposta di Donnet appare
scontata: come a.d. che si occupa del presente delle Generali, ma
guarda anche al suo futuro, il manager ritiene che sia suo preciso
dovere nei confronti del consiglio d'amministrazione e degli
azionisti presentare il prossimo piano industriale. Starà poi ai
consiglieri approvarlo o meno.
I tempi per uno showdown che ormai è quasi una certezza sono
stretti: Donnet ha già annunciato che presenterà il suo nuovo piano
alla comunità finanziaria il 15 dicembre; qualche settimana prima -
tra ottobre e metà novembre - dovrà sottoporlo al cda. Se alcuni
consiglieri vogliono stopparlo prima dovranno muoversi presto:
potrebbe avvenire già al consiglio in programma per il 2 agosto o a
quello successivo di inizio settembre. Ieri intanto si è tenuto un
comitato nomine, dove si è discusso del rinnovo del cda. A Donnet
il gruppo di soci "dissidenti", che controlla nel complesso oltre
il 16% delle Generali contro il 13% in mano a Mediobanca, primo
singolo socio, rimprovera di non essere stato in grado di crescere
abbastanza: il fatto che in un triennio l'a.d. abbia portato solo
un'acquisizione in Malesia di modesta entità - 300 milioni - è
considerato segno di scarso dinamismo.
Nell'Italia del Recovery, sostengono quei soci, le Generali
devono correre e crescere sia in modo organico, sia attraverso
acquisizioni. A poco serve che di fronte a queste critiche Donnet
sfoderi i risultati raggiunti o in via di completamento nel piano
industriale passato e in quello in corso, o i report delle banche
d'affari che sottolineano la buona performance e le ulteriori
potenzialità del Leone. L'ago della bilancia è Mediobanca ma oggi
non pare più potersi muovere in libertà. Con l'accoppiata
Caltagirone-Del Vecchio che da ieri si avvia ad avere in mano il
25% di piazzetta Cuccia - sebbene entrambi i soci sottolineino di
aver visioni diverse e solo a tratti convergenti come a dire che
non c'è concerto - l'a.d. di Mediobanca Alberto Nagel dovrà tenere
conto della loro posizione. In caso contrario potrebbe essere
defestrato anche lui.
Oggi il cda che guida è espressione di una lista presentata
dallo stesso consiglio, ma gli equilibri sono cambiati: i due
nuovi, seppur anziani, soci hanno oltre il doppio dell'11% in mano
al patto di sindacato che unisce i soci storici di Mediobanca. A
piazzetta Cuccia, dove finora si è difeso il manager Donnet e
soprattutto la scelta innovativa di affidare la stesura della lista
per il prossimo cda delle Generali al consiglio uscente (con
l'implicita riconferma dell'ad, proprio come è avvenuto in
Mediobanca) adesso si spiega che non si faranno battaglie di
religione sul nome che deve guidare il Leone, ma che sul metodo non
si transige.
Caltagirone e Del Vecchio, al contrario, vedono come il fumo
negli occhi la lista del cda: la loro opinione è che i soci che
hanno investito miliardi nella compagnia debbono poter dire la loro
senza troppi filtri. La battaglia di principio cela come sempre
dinamiche di potere. I due azionisti di peso ritengono che
Mediobanca voglia continuare a esercitare la sua supremazia su
Trieste dietro lo schermo della lista del cda, Nagel sostiene
invece che la scelta è l'unica da fare per andare incontro al
mercato. Si tratterà, anzi si sta già cominciando a trattare, ed è
difficile che il nome di Donnet esca indenne dal negoziato.
pev
(END) Dow Jones Newswires
July 22, 2021 02:38 ET (06:38 GMT)
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