Una delle ultime bozze del decreto Agosto prevede che i poteri del Golden Power in capo al governo possano essere esercitati anche nei confronti di soggetti europei in grado di determinare un' influenza sulle società.

Tema, scrive Milano Finanza, che sembra riconducibile a una delle partite più calde degli ultimi mesi, vale a dire il tentativo di scalata della Delfin di Leonardo Del Vecchio a Mediobanca, in attesa che Bce si esprima sulla richiesta dell'imprenditore di salire al 20% di piazzetta Cuccia. «Le regole che esistono in tema di Golden Power sono a mio parere sufficienti e mi sembrerebbe rischioso introdurre questa incertezza nelle normative, oltre che poco coerente con i principi comunitari. Abbasserebbe il valore di molte aziende italiane", mette però in guardia Corrado Passera nel corso di un'intervista a Class Cnbc.

Durante il suo intervento, il fondatore di Illimity si è espresso anche su altri temi di stretta attualità in queste settimane. Primo tra tutti, il ritrovato attivismo con cui lo Stato sta giocando un ruolo in alcuni dossier nevralgici, dall'ex Ilva all'ennesimo salvataggio di Alitalia, dal braccio di ferro con i Benetton sulla partita Atlantia/Aspi fino alla rete unica e a Borsa Italiana. "Lo Stato in economia c'è comunque sempre: con le regole, con i controlli e con le politiche economiche. Quello che rimane aperto è semmai il tema della presenza dello Stato nella proprietà e della gestione delle aziende di mercato", ha osservato il banchiere. "Penso che meno Stato ci sia nella proprietà e nella gestione delle aziende di mercato, meglio staremmo. Non si tratta però di una scelta manichea di bianco o nero e occorre imparare dalle esperienze del passato». È il caso, ad esempio, delle infrastrutture essenziali, dei monopoli naturali e di tutti quei casi in cui la regolazione determina in maniera significativa i comportamenti e i risultati aziendali. "Un modello che si è dimostrato valido è il cosiddetto modello Terna, che da ministro applicai anche a Snam. Gestione privatistica, società quotata, ma presenza nell'azionariato di un azionista di lungo periodo, come Cdp, in grado di garantire l'interesse pubblico". Un modello che secondo il numero uno di Illimity potrebbe essere esteso anche ad altri casi rilevanti per l'ammodernamento del Paese, come la rete ferroviaria, quella autostradale o la rete telefonica di nuova generazione. "Ci possono poi essere casi di aziende di mercato reputate strategiche ma in crisi dove non si presentano soluzioni di mercato e dove la proprietà pubblica è quindi l'unica alternativa alla chiusura", osserva. "Ma anche in questi casi la proprietà pubblica deve essere il più possibile temporanea".

red/lab

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