L'appuntamento è per giovedì 15 ottobre quando a Torino andrà in scena l'assemblea dei soci della Juventus.

Il management presieduto da Andrea Agnelli, scrive Milano Finanza, metterà ai voti, in termini di bilancio, il secondo peggior passivo dell'era legata all'attuale numero uno bianconero. La Juventus infatti ha chiuso l'esercizio 2019/20 con un rosso di 89,7 milioni (frutto anche della svalutazione in extremis legata alla cessione di Higuain) e soltanto nella prima stagione di Agnelli presidente, quella 2010/11 la perdita era stata peggiore: 95 milioni. Di contro, nella stagione 2016/17 culminata con la conquista dello scudetto e l'approdo in finale di Champions League, il club aveva chiuso il l'esercizio con utili per 43 milioni (grazie anche alla maxiplusvalenza per la cessione di Pogba al Manchester United dell'estate 2016).

Il bilancio 2019/20 evidenzia un peggioramento della tendenza già emersa nelle ultime due stagioni, chiuse con perdite di circa 20 e 40 milioni di euro rispettivamente. Non solo: la cassa del club, che al 31 dicembre 2019 era pari a 137 milioni grazie alla liquidità raccolta con l'ultimo aumento di capitale da 300 milioni, al 30 giugno 2020 è scesa a soli 6 milioni. Nei fatti, quindi, la Juventus ha già esaurito quanto raccolto con il rafforzamento patrimoniale che Exor aveva sottoscritto pro quota (63,77%). È ovvio che nel secondo semestre 2019/2020 l'emergenza Covid-19 ha impattato negativamente sulle entrate del club. La pandemia si è fatta sentire assottigliando i ricavi a 573,4 milioni rispetto ai 621,4 milioni del giugno 2019.

Non poter aprire, causa pandemia, l' Allianz Stadium agli spettatori ha prodotto evidenti ripercussioni in termini di merchandising da stadio ed entrate da bar e ristoranti dell'impianto. Si pensi ad esempio che in settimana il presidente del Bayern Monaco Herbert Hainer ha spiegato che proprio i mancati introiti legati a queste voci costa è costato al club tedesco circa 100 milioni di fatturato. Allargando l'orizzonte temporale, va detto che dalla ristrutturazione conseguente all'azzeramento del capitale, nel 2011 e all'inaugurazione del nuovo stadio - eventi coincisi con il ciclo di vittorie che la Juventus sta ancora vivendo - la capitalizzazione di borsa è schizzata da circa 100 milioni di euro agli attuali 1,1 miliardi, toccando un massimo di 1,7 miliardi dopo l'ultimo aumento di capitale (novembre 2019) prima dell'esplosione del Covid. Un risultato di tutto rispetto nel clima di depressione vissuto dalla Serie A in rapporto agli altri tornei europei. Una creazione di valore evidente, per azionisti che avevano visto per anni la capitalizzazione galleggiare senza grandi fiammate, dopo il collocamento in borsa del 2001. Va detto però che dal 2007 i soci sono stati chiamati più volte ad apportare risorse, per complessivi 517 milioni. La crescita di valore del business va misurata al netto degli aumenti di capitale, pur restando ragguardevole. In parallelo alla crescita della capitalizzazione è salito (soprattutto negli ultimi tre anni) anche il debito finanziario netto, che ha raggiunto 464 milioni nel 2019 e poi addirittura 574 milioni al 30 settembre (come si legge nel prospetto pubblicato per l'aumento di capitale) per ripiegare quindi a 327 milioni al 31 dicembre, grazie all'apporto di cassa degli azionisti. Al 30 giugno era però già salito a 385,2 milioni. Va detto che il debito non è di per sé un problema: decisiva ne è la sostenibilità. La Juventus non sostiene un carico di interessi eccessivo: 14,5 milioni nel 2018/19 e poi 9,8 milioni nel primo semestre 2019/20. Dal punto di vista della struttura, il debito va inoltre pesato sull'Enterprise Value e in questo senso, la sostenibilità pare migliorata e la leva finanziaria leggermente ridotta grazie alla crescita della capitalizzazione.

red/lab

MF-DJ NEWS

0508:26 ott 2020

 

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