Media: la soluzione europea (Mi.Fi.)
18 Gennaio 2021 - 09:47AM
MF Dow Jones (Italiano)
Il mondo dei media è cambiato. Ma la rivoluzione è ancora in
atto. E non è destinata a finire nel breve termine. Televisione,
internet, telefonia, infrastrutture e social network rientrano in
un reticolo di mezzi di informazione sempre più complesso e nel
quale non è facile districarsi. Il potere della comunicazione,
dunque, resiste, ma si modella su nuove logiche. E governare questo
mutamento non è facile. Per questo servono regole chiare e
investimenti. Per cavalcare l'onda e garantire agli
utenti-lettori-spettatori-clienti messaggi chiari e decodificati. È
questo il pensiero di Antonio Nicita, professore universitario e
già commissario Agcom.
Domanda. L'attualità americana è concentrata sull'uso o abuso
dei social network. È corretto che un soggetto privato incida così
tanto sulla scena pubblica?
Risposta. Le politiche di moderazione dei social sono
essenziali. Chi ritiene che la tutela assoluta della libertà
d'espressione implichi assenza di moderazione s'illude che la
selezione algoritmica dei contenuti sia tecnologicamente neutrale.
Il problema semmai è che queste politiche oggi si fondano
sull'auto-regolazione nell'assenza di un quadro normativo e di un
presidio sanzionatorio vincolanti.
D. Come si deve affrontare e risolvere il problema?
R. La proposta europea, contenuta nel Digital Services Act dello
scorso dicembre, cambia il quadro verso la co-regolazione,
introducendo opportuni meccanismi di trasparenza, accesso ai dati e
agli algoritmi, tutele rafforzate per gli utenti, anche nel
contraddittorio con le piattaforme in merito alle misure da queste
adottate.
D. L'Italia è pronta, ha le contromisure giuste da adottare?
R. Un passaggio importante deriverà in Italia anche dalla
trasposizione della nuova Direttiva europea sui servizi media
audiovisivi che introduce importanti novità di co-regolazione per
le piattaforme di video-sharing. Per esempio in tema di tutela dei
minori, uso dei dati, profilazione degli algoritmi e
hatespeech.
D. Non va però trascurato che i gigante della Rete, da Google a
Facebook, invadono altri mercati e sfruttano le informazioni per
incassare pubblicità. Danneggiando i media tradizionali. Che cosa
si può fare per aumentare la tutela?
R. La crescita dei mercati della pubblicità online genera una
fortissima tensione sul giornalismo di qualità. Occorre comprendere
come sia possibile ribilanciare queste risorse attraverso forme di
cooperazione tra giornalismo tradizionale e piattaforme online.
D. Che armi hanno gli editori tradizionali?
R. Alcune proposte avanzate da diverse autorità di regolazione
fissano meccanismi di arbitrato sui prezzi da riconoscere agli
editori per i contenuti, ma è un tema molto complesso, che ancora
non ha portato a soluzioni pienamente soddisfacenti per tutte le
parti coinvolte.
D. Anche la televisione, che in Italia, raccoglie il 65% degli
introiti da advertising, deve cambiare modello per resistere agli
Ott. C'è una ricetta?
R. Il mercato televisivo è destinato a un profondo cambiamento
determinato dalle varie combinazioni freemium a seguito, da un
lato, della contrazione dei ricavi pubblicitari sui media
tradizionali a causa della concorrenza di attenzione delle
piattaforme, dall'altro dall'ingresso di nuovi soggetti di Iptv che
hanno cataloghi ampi e comparabili. A ciò si aggiunga che l'avvento
di smart tv, accelerato dal passaggio imminente al protocollo
Dvb-t2, renderà ancora più sottili i confini tra i mercati tv free
e pay, cosa che costringerà i tradizionali operatori a cambiare
modello di business e ad attivare alleanze internazionali.
D. Il tutto senza trascurare l'evoluzione che attende il mercato
con la vera implementazione della fibra ottica. Come cambierà lo
scenario?
R. L'altro fattore di tensione sui mercati tradizionali
televisivi è dato dalla crescita della copertura a banda larga e
ultra-larga che ci si attende in Italia entro il 2025. Ciò
comporterà una minore rilevanza prospettica dei tradizionali asset
frequenziali per una parte significativa degli utenti di contenuti
televisivi.
D. Ma quindi toccherà attendere l'evoluzione del contesto
collegata allo sviluppo del 5G?
R. I progetti di espansione degli investimenti in reti fisse a
banda larga e ultralarga e quelli relativi alla realizzazione di
reti 5G riceveranno una fortissima spinta dal piano Next generation
Eu, per il quale il governo italiano prevede ingenti risorse da
spendere nel prossimo quinquennio.
D.Ce la faremo, almeno questa volta, a essere al passo col resto
dei Paesi europei?
R. È importante che tali investimenti siano realizzati in tempi
ravvicinati e che si evitino talune inefficienze registratesi in
passato sia negli investimenti privati che in quelli pubblici e
dunque sia ritardi da sotto-investimento che duplicazioni
strategiche inefficienti con eccesso di capacità.
D. Dalla teoria bisogna passare alla pratica: il ritardo sul
progetto di integrazione tra la rete di Tim e Open Fiber può essere
un ostacolo in questo processo?
R. Sul piano del 5G l'Italia può realizzare investimenti
significativi e modelli di business ad alta capacità anche in
ragione dell'ampia capacità di porzioni di spettro disponibili per
taluni operatori e ai possibili usi cosiddetti di club good per
altre porzioni di spettro, per le quali un operatore può utilizzare
anche la capacità dei concorrenti, se questi non sono attivi sullo
stesso ambito locale. Anche in questo caso, una forte spinta
dovrebbe provenire dalle misure di digitalizzazione della Pubblica
amministrazione previste dal Recovery Plan italiano.
fch
(END) Dow Jones Newswires
January 18, 2021 03:32 ET (08:32 GMT)
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