"Non siamo andati incontro a Mediaset. Quella norma è giusta e serve per colmare il vuoto normativo seguito alla sentenza della Corte di giustizia Ue, che ha stabilito che i limiti all'incrocio tra media e Tlc per un operatore non devono essere fissati rigidamente". Lo ha detto al Fatto quotidiano il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, aggiungendo che la norma "salva-Mediaset" è "momentanea, dà all'Agcom, un'autorità indipendente, il potere di decidere sull'incrocio e sul pluralismo dell'informazione".

La prima beneficiaria è comunque Mediaset, che potrà trattare una pace con Vivendi da una posizione di forza. "È un effetto indiretto, ma non la ratio della norma. La norma è generale, in futuro potrà riguardare aziende diverse. Io contesto da sempre quando la politica fa norme ad aziendam, ma non è neanche corretto farle contra aziendam. Ad ogni modo, l'Agcom potrebbe dire che non ci sono problemi per Vivendi", ha precisato il ministro.

Quanto alle voci di un negoziato con emissari del mondo berlusconiano, come Gianni Letta o Fedele Confalonieri, Patuanelli ha spiegato di aver

"incontrato Confalonieri una sola volta per 20 minuti, Letta due volte in occasioni istituzionali e non abbiamo discusso di questi temi. Non ho mai contrattato con Fininvest questa norma, né lo ha fatto la sottosegretaria Mirella Liuzzi, che ha la delega in materia".

"Non posso escludere quello che fanno gli altri, ma la decisione su quella norma è mia", ha continuato il ministro. Alla domanda se Palazzo Chigi fosse informato, "che ci fosse una regia collegiale è evidente", ha puntualizzato.

Molti 5Stelle sostengono che la misura non è un favore a Berlusconi ma a tutela di un'impresa italiana. "Proteggere un'azienda italiana è giusto. Per me è un valore, lo vediamo quando in Francia ci vanno le aziende italiane. Vorrei vedere cosa succederebbe se un'azienda italiana si permettesse di scrivere al governo francese ciò che Vivendì ha scritto al governo italiano", ha sottolineato Patuanelli.

In merito alla posizione più conciliante di Forza Italia con il governo, "il Paese ha davanti sfide da affrontare nel modo più unitario possibile. L'atteggiamento della Lega e di Fratelli d'Italia è diverso da quello di Forza Italia. Nessuna preclusione, un dialogo è possibile ma la maggioranza è questa e non va cambiata. E non cambierà per questa norma", ha messo in evidenza il ministro.

Il gruppo di Vincent Bolloré è primo azionista di Tim, quindi è essenziale per creare l'operatore unico della rete con dentro anche Cdp a cui punta il governo. "Bolloré è un grande imprenditore, capisce l'importanza della rete unica anche per Vivendi, non credo vorrà sabotarla per ripicca, chi fa impresa capisce ciò che conta. Vogliamo lavorare con loro in Tim. L'italianità di un'azienda si vede da dove opera. Tim è italiana".

A proposito di come vedrebbe il governo un ingresso di Mediaset in Tim, "non ci sono preclusioni, ma penso sia prematuro", ha continuato.

Vivendi si è mossa in Mediaset e Tim sperando di integrare produzione di contenuti e reti che li trasportano per sfidare i grandi colossi. Una specie di Netflix europea. Alla domanda se ritiene che lo Stato debba giocare un ruolo, visto che Cdp ha il 10% di Tim, "credo sia giusto, specie se coinvolge infrastrutture che devono avere una presenza e una governance pubbliche. Pur avendone il 10%, Cdp non ha nemmeno un esponente nel cda di Tim", ha precisato Patuanelli.

Sulla rete unica, "oggi c'è un cda importante di Enel, sono certo che la società e l'ad Francesco Starace siano consapevoli di quanto sia importante il progetto che stiamo realizzando", ha concluso.

vs

valeria.santoro@mfdowjones.it

 

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November 23, 2020 02:43 ET (07:43 GMT)

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