Cinque anni di carte bollate tra Mediaset e Vivendi per la mancata compravendita della pay-tv Premium hanno portato il Tribunale a stabilire in 1,7 milioni l'entità del risarcimento dovuto dalla media company transalpina al gruppo del Biscione, cifra dalla quale, dedotte le spese processuali a carico di Mediaset, resta poco per pagare gli avvocati. Per Mediaset e la sua controllante Fininvest , che avevano chiesto fino a 3 miliardi di danni, uno smacco.

Il ricorso in appello, scrive Il Sole 24 Ore, è già stato annunciato, contando di far leva anche su elementi emersi in sede di indagine penale per la scalata che nel dicembre del 2016 aveva portato il gruppo che fa capo a Vincent Bollorè a ridosso della soglia dell'Opa nel capitale di Mediaset. Ma nell'immediato è scontato che Cologno dovrà fronteggiare l'invasione dei "Galli", che aveva cercato con tutte le forze di arginare. A fine giugno Mediaset terrà l'assemblea di bilancio che dovrà anche rinnovare gli organi sociali. Con l'occasione, proprio ieri, il consiglio ha deciso di proporre ai soci il riacquisto di azioni proprie fino al massimo del 20%, tenuto conto che la società ha già in portafoglio il 3,56% del capitale. Per questa via la holding della famiglia Berlusconi, che detiene il 44,2% del capitale, potrebbe salire fino a oltre il 55% dei diritti di voto. Salvo che, col meccanismo del white-wash, occorrerebbe avere l'ok della maggioranza delle minoranze presenti in assemblea.

Ora, con tutta probabilità, Vivendi si presenterà all'appuntamento con tutto il suo pacchetto, pari al 28,8% del capitale, con annessi diritti di voto. L'offensiva legale dei francesi ha portato alla disapplicazione, in sede di Corte europea, della norma del Tusmar (il testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici) che impediva la contemporanea presenza di Vivendi in Tim e Mediaset con quote rilevanti. Difficile che l'Agcom intervenga ancora per sterilizzare i diritti di voto in eccesso del 10%, come aveva fatto interpretando la legge Gasparri. Con una quota di tali proporzioni, Vivendi avrà da una parte la possibilità di bloccare il buy-back e quindi l'ulteriore rafforzamento di Fininvest in Mediaset, dall'altra avrà i numeri per aggiudicarsi tutti i posti riservati in consiglio alle minoranze: due amministratori nel caso il board sia composto da un massimo di dieci membri o tre nel caso il numero dei consiglieri sia fissato da 11 a 15.

Con il 28,8% del capitale Vivendi disporrà inoltre di una pressochè certa "minoranza" di blocco nelle assemblee straordinarie dove le delibere sono valide se prese con la maggioranza dei due terzi del capitale presente. In altri termini, Bollorè avrà l'ultima parola anche sulle operazioni straordinarie, quali il trasferimento di sede (già saltato il trasloco in Olanda, col progetto Media for Europe, proprio per l'opposizione dei francesi) o le fusioni societarie. Resta ancora da capire come evolverà la vicenda penale relativa alla scalata di Vivendi: chiuse le indagini da qualche mese, non ci sono notizie su eventuali rinvii a giudizio. Logica vorrebbe tuttavia che i due gruppi si sedessero nuovamente al tavolo per evitare altri anni di Vietnam, che finirebbero per compromettere i tentativi di Mediaset di ritagliarsi un futuro sul palcoscenico europeo

pev

 

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April 20, 2021 03:39 ET (07:39 GMT)

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