Moda: il lusso europeo correrà nel 2022 (MFF)
10 Dicembre 2021 - 8:58AM
MF Dow Jones (Italiano)
Il mondo fashion & luxury sta continuando ad acquisire
sempre maggiore prestigio agli occhi degli investitori e gli
analisti si attendono che proseguirà la corsa anche nel 2022.
Questo, scrive MFF, anche grazie alla pandemia. Quella che
sembrerebbe un'affermazione paradossale diventa infatti realtà se
si analizza l'andamento dei principali titoli del settore nel corso
del 2021, con performance particolarmente notevoli da parte dei
player europei.
Con l'avvicinarsi della fine dell'anno, a primeggiare sul podio
è la griffe tedesca Hugo Boss, rinomata per il segmento menswear,
che ha messo a segno un rialzo del 97% superando il Made in Italy
con Tod's, che da gennaio ha riportato una straordinaria e
sostenuta crescita fino a toccare il +85,5% a Piazza Affari.
Seguono colossi d'oltralpe del calibro di Richemont (+83,6%),
Hermès (+80%) e Lvmh (+39,2%).
"Quando parliamo di mercati con gli investitori, loro guardano
agli Stati Uniti per il settore tech, mentre se prendono in esame
l'Europa si concentrano sul lusso", ha spiegato a MFF Susy Tibaldi,
equity research analyst luxury di Ubs. "Sono ormai consapevoli che
si tratta di un settore che neanche un periodo come quello della
pandemia è riuscito a scalfire. Il comparto è talmente forte che è
comunque riuscito ad avere margini e a rimanere profittevole, con
tante aziende che sono state in grado di pagare il loro personale
senza chiedere aiuti governativi". Da inizio anno appaiono tonici
anche gli italiani Salvatore Ferragamo (+40,7%) e Moncler (+33,6%).
Più contenuto il rialzo del gigante Kering (+21,7%) e del gruppo
Prada a Hong Kong (+8%), mentre a Londra la maison inglese Burberry
mostra un andamento sostanzialmente flat. Secondo l'analista della
banca d'investimento svizzera, la ripresa post-Covid ha tuttavia
determinato una divergenza molto marcata tra i gruppi del lusso più
grandi, che hanno quindi più possibilità di spesa anche per quanto
riguarda il marketing, e le società tradizionalmente indipendenti,
che in questo momento stanno facendo po' più fatica a rimanere al
passo.
"Questo era già vero prima della crisi, ma la pandemia ha creato
un distacco davvero marcato e la domanda è se sarà mai possibile
ridurre questo gap o se in futuro continuerà a espandersi", ha
proseguito l'esperta, sottolineando come gruppi multimiliardari
quali Lvmh, Kering o Richemont, che annoverano diversi marchi nel
loro portfolio e hanno un rapporto con i consumatori più diretto,
stessero già crescendo notevolmente in tutte le aree geografiche
già prima della crisi. In generale, secondo le stime di McKinsey
& company, la vera ripresa dell'industria della moda a livello
mondiale avverrà l'anno prossimo, con le vendite del 2022 che
supereranno del 3-8% i livelli registrati nel 2019.
A livello geografico, la crescita sarà più marcata in Cina e
negli Stati uniti e più lenta in Europa. Tuttavia, non bisogna
lasciarsi ingannare dalla concezione errata secondo cui il settore
luxury sarebbe trainato interamente dai consumi cinesi. "Questo non
è necessariamente vero, specialmente per quanto riguarda i gruppi
che in questo 2021 hanno performato meglio. Lvmh, Prada o Hermès
sono aziende che stanno ottenendo eccellenti riscontri da parte di
tutti i consumatori del mondo", ha precisato Susy Tibaldi. "Le
società che si affidavano principalmente alla Cina in questo
momento stanno registrando buoni risultati e quest'area è
sicuramente una parte fondamentale della loro crescita, ma c'è
altresì il rischio che nel momento in cui dovesse accadere di nuovo
qualcosa nel Paese crolli tutto quanto". Per questo motivo il
mercato e gli investitori sono molto cauti su questo punto e
tendono a scegliere per i propri investimenti società in cui il
rischio sia un po' più mitigato. Come per esempio il colosso di
Bernard Arnault, che nel primo semestre 2021 ha indicato tra le
aree in ordine di crescita per numero di consumatori gli Stati
Uniti al primo posto, l'Europa al secondo e soltanto al terzo posto
la Cina.
Al contrario, per nomi come Tod's o Burberry la maggioranza
della crescita proviene appunto dall'area del Far east. "Nella
prima parte dell'anno tutte le attenzioni erano focalizzate sulla
ripresa e se guardiamo i livelli di vendite di gruppi come
Richemont con la divisione gioielleria oppure Lvmh fashion &
leather goods e la pelletteria Hermès, notiamo che sono anche del
40% superiori ai livelli 2019, quindi hanno più che recuperato ciò
che avevano perso nel 2020, mentre altre aziende sono ancora al di
sotto o più o meno in linea", ha illustrato l'analista di Ubs
precisando come queste diverse performance giustifichino anche le
differenze di share price. Il settore del lusso in generale rimane
comunque posizionato molto favorevolmente grazie al potere del
brand, che non è possibile replicare poiché costruito su decenni se
non in certi casi addirittura secoli di storia. Ecco perché i pochi
marchi ancora rimasti sul mercato diventano spesso oggetto del
desiderio di fondi di private equity e grossi conglomerati.
Tuttavia è molto difficile prevedere chi sarà a fare la prossima
mossa. "Il comparto è ancora caratterizzato da una forte ownership
da parte delle famiglie ed è impossibile sapere quali siano le loro
intenzioni, soprattutto in Italia dove molti marchi prestigiosi
sono ancora indipendenti", ha concluso Susy Tibaldi. In tempi
relativamente recenti Lvmh ha acquisito Tiffany & co. Potrebbe
essere Kering l'altro big da cui aspettarsi un'operazione di
m&a?
red/ann
(END) Dow Jones Newswires
December 10, 2021 02:43 ET (07:43 GMT)
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