"Se Tim avesse intenzione di proporre agli altri operatori un accordo di coinvestimento per la realizzazione di reti FTTH in aree non ancora servite o che non rientrano nei piani di altri operatori, ben potrebbe farlo, ovviamente nel rispetto della concorrenza e delle condizioni previste dal Codice europeo. Non si capisce però per quale motivo si renderebbe necessaria la fusione delle reti di Tim e di Open Fiber per far questo. Se l'obiettivo di Tim è quello di proporre un accordo di coinvestimento, Open Fiber può e anzi deve coesistere separatamente".

E' quanto si apprende da fonti di Open Fiber che precisano il significato e l'obiettivo dell'Articolo 76 della Direttiva 1972/2018 (ovvero il Codice europeo delle comunicazioni elettroniche che dovrà essere implementato a livello nazionale entro il 21 dicembre di quest'anno) sul coinvestimento, erroneamente citato su alcuni giornali italiani e chiariscono una volta per tutte che questo niente ha a che vedere con la costruzione di una rete unica.

"Il coinvestimento previsto dal nuovo Codice europeo e la rete unica sono infatti due soluzioni diametralmente opposte. Il coinvestimento ha l'obiettivo di coinvolgere il maggior numero di operatori possibile nella realizzazione delle nuove reti. E come stabilito dal Codice e confermato anche dal Berec nella bozza di linee guida sul coinvestimento di prossima adozione, gli accordi di coinvestimento riguardano esclusivamente nuove reti FTTH o in fibra fino a una stazione base e non un mero upgrade delle reti esistenti.

Secondo lo schema previsto dal Codice, l'incumbent presenta impegni volti ad assicurare l'apertura dell'offerta di coinvestimento per tutto il periodo di vita della nuova rete, parità di condizioni per i coinvestitori in base alla loro partecipazione, il mantenimento della concorrenza sul mercato anche con riferimento agli operatori che non partecipano al coinvestimento. Se a seguito di un apposito test del mercato, l'autorità nazionale di regolamentazione ritenesse sufficienti gli impegni presentati dall'incumbent, li renderebbe vincolanti e non imporrebbe obblighi regolamentari con solo riferimento alle nuove reti oggetto di coinvestimento, fatto salvo il potere di adottare misure qualora emergessero problemi di concorrenza.

Fonti di Open Fiber fanno notare che "l'apertura dell'offerta di coinvestimento a tutti gli operatori interessati distingue l'ipotesi di accordi di coinvestimento ex Art.76 del nuovo Codice europeo dalle forme di coinvestimento preesistenti all'entrata in vigore di tale Codice, come ad esempio Flash Fiber, la joint venture fra Tim e Fastweb, ma anche altri accordi tra operatori in Spagna e in Francia. Tali accordi non erano aperti a tutti, ma solo alle parti originarie, e nel caso di Flash Fiber solo l'intervento dell'antitrust ha consentito l'apertura della joint venture agli altri operatori".

"Qualora le intenzioni fossero quelle di procedere invece a una rete unica, abbiamo già avuto modo di rilevare in molteplici occasioni, in linea con altri operatori, con Agcom, Agcm e la normativa europea, che soltanto un'entità wholesale-only potrebbe rivestire il ruolo di operatore infrastrutturale unico e non di certo un operatore verticalmente integrato", concludono le fonti.

pev

 

(END) Dow Jones Newswires

August 11, 2020 07:56 ET (11:56 GMT)

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