Green New Deal, Recovery Plan, fibra e 5G. Queste le partite del futuro di Prysmian. Le stesse che secondo gli analisti, che per il 61% hanno coperto il titolo con rating Buy, potrebbe vincere. Ora il gruppo dei cavi dovrà continuare a spingere su «innovazione, timing e contenimento dei costi», ha detto a MF-Milano Finanza il cfo Pier Francesco Facchini.

Domanda. Partenza del 5G e fibra, quale sarà il ruolo di Prysmian?

Risposta. Abbiamo una posizione sul mercato della fibra, e in particolare dei cavi ottici, molto importante con punti di forza in alcune aree geografiche come Europa, Nord America, Oceania e una parte del Sudamerica. Credo che una buona parte dei fondi che l'Europa ha messo a disposizione tramite il Recovery Fund si concentreranno su tutti gli aspetti di digitalizzazione che hanno come passo preliminare il potenziamento delle reti ottiche. Quel che è difficile prevedere è la tempistica di questo flusso di investimenti.

D. In che senso?

R. Estremizzando, è come se tutti si aspettassero che dal prossimo trimestre il mercato raddoppi, ma in realtà l'esperienza ci insegna che i tempi sono più lunghi di quelli di cui si scrive. I progetti sia in area telecom che in energy transition sono estremamente complessi e i funding sono molto importanti. Ma in questo caso è un problema di tempi necessari per passare dal dire al fare. E chiaramente questo scenario crea un po' di incertezza nelle aziende che devono mettere a terra questi investimenti.

D. In questo senso l'Italia corre qualche rischio?

R. No, anzi sono convinto che proprio nelle telecomunicazioni, nonostante il calo avuto, arriverà un ingente flusso di investimenti. Come dimostra il caso di Tim sulla rete in fibra ottica.

D. Alla luce dello scenario che si prospetta, avete aggiornato i piani d'investimento?

R. Abbiamo già finalizzato importanti investimenti riguardo sia la crescita della capacità sia la riduzione del costo di produzione della fibra, per i quali abbiamo complessivamente speso negli ultimi anni circa 100 milioni di capex l'anno. Portando a un livello di capacità nettamente sufficiente a fronteggiare una ripresa del mercato nei prossimi anni.

D. L'altro grande tema è la transizione energetica...

R. Questa è la nostra singola partita più importante. Dovessi indicare un singolo driver di crescita sarebbe senza dubbio l'energy transition. Siamo uno dei player critici per la transizione. Avendo una quota molto importante di quei 4 miliardi di valore di mercato dei progetti, senza Prysmian l'energy transition in alcune regioni non si potrebbe fare.

D. Cosa vi attendete maggiormente?

R. Il mercato dell'high voltage sta avendo una crescita esponenziale che durerà, in termini di execution, per i prossimi 7-8 anni. Credo che l'evoluzione sulle grandi interconnessioni avvenuta in Germania venga replicata anche in altri Paesi. La Francia, per esempio, sta investendo su piattaforme eoliche offshore, un mercato che in Europa crescerà, in termini di Gw installati, di almeno il 50-60% nell'arco di un decennio.

D. Grandi interconnessioni, grande livello di innovazione. L'equazione torna?

R. L'innovazione in questo settore è fondamentale. Ci siamo aggiudicati una quota importante nei corridoi germanici anche grazie all'innovativo cavo 525 kV P laser. Inoltre, pochi giorni fa abbiamo avviato un progetto pilota per un cavo di sezione 4,5 mm, rispetto al 6mm precedente, con materiale quasi interamente riciclato. Abbiamo poi allo studio cavi ad altissima profondità, 3 mila metri sotto il livello del mare. Insomma l'innovazione consente di aprire nuovi mercati.

D. Insieme con i conti del primo semestre avete ripristinato la guidance sospesa a marzo. Un segnale di fiducia...

R. La resilienza in termini di margini, leva operativa e generazione di cassa è stata notevole ed è un dato fondamentale per la sostenibilità aziendale. Nel 2º trimestre l'ebitda margin è in linea con quello dell'anno scorso: 9,3% contro il 9,4%. A fronte di un calo dei ricavi, nel 1º semestre, di 860 milioni. Un risultato possibile grazie alla reazione sui costi variabili e fissi.

D. Come si è concretizzata?

R. Appena partita la pandemia abbiamo lanciato un programma di riduzione dei costi fissi per 50 milioni, salvo poi addirittura superare questa soglia. E l'abbiamo fatto non tagliando personale ma incidendo su tutte le altri componenti. Un lavoro simile svolto anche sulla parte di operations, di costi variabili, raggiungendo un risultato tra 50-100 milioni.

D. Quali sono le indicazioni per il cash flow?

R. La guidance 2020 prevede un free cash flow tra 200 e 300 milioni. La guidance pre-Covid era 300 milioni con uno scostamento, in eccesso o in difetto, del 10%.Siginifica che potremmo generare un flusso di cassa pari a quello supposto prima della pandemia. Da giugno 2019 a giugno 2020 abbiamo generato più di 500 milioni di cassa prima dei dividendi. Merito anche di una gestione più prudente di supply chain, gestione del circolante, degli stock e dei crediti.

fch

 

(END) Dow Jones Newswires

September 05, 2020 04:09 ET (08:09 GMT)

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