Alla Rai arriva lo straniero, forse. Il nuovo amministratore delegato, che sta per essere nominato, può avere un profilo ineditissimo: un super-manager italiano ma che si è fatto onore all'estero che, a nome di Draghi, riesca a planare sulla poltrona più alta di Viale Mazzini e la sottragga ogni tipo di compromissione rispetto ai partiti e alla palude.

Lo scrive il Messaggero spiegando che sarebbe questa la rivoluzione che ha in testa il premier il quale starebbe aspettando il sì al contratto (non più di 240mila euro annui e questo è un problema) da parte dello Straniero o meglio dell'Italo-straniero, per chiudere anche la partita delle nomine Rai nel segno di una discontinuità assoluta sintetizzata così tra Palazzo Chigi e il Mef: «O mettiamo qualcuno inattaccabile e incondizionabile, preso sul mercato internazionale, oppure la Rai rischia di non salvarsi». Se il deus ex machina sarà un uomo o una donna lo sapremo intorno al 12 luglio: è quello il D-Day in cui si riunisce l'assemblea degli azionisti Rai (ossia il Mef) che approverà il bilancio Rai, ratificherà la scelta dei 4 consiglieri scelti dai partiti e votati mercoledì prossimo dalle Camere (in più c'è il riconfermato Riccardo Laganà, rappresentante dei dipendenti in Cda) e metterà in campo i due nomi che guideranno l'azienda: l'a.d. e il consigliere che diventerà presidente se poi eletto da Cda e Vigilanza. Il nome più gettonato al momento è quello di Matteo Maggiore il quale ha tutto per piacere a Draghi e per essere il linea con la fase storica di rottura, di arrembante post-partitismo e di proiezione non provinciale dell'Italia. Maggiore ha il timbro Bei, la banca europea degli investimenti di cui è direttore della comunicazione, è stato direttore all'Ocse a Parigi e prima responsabile degli affari internazionali della Bbc. Chi meglio di lui, considerando anche il fatto che è amico di Dario Scannapieco (a sua volta origini Bei) messo da Draghi al comando di Cassa Depositi e Prestiti? Andrebbe tutto bene, se non fosse che il profilo di Maggiore è più da uomo di comunicazione che da uomo di conti e di strategie industriali.

Resta, poi, tuttora in piedi l'altra opzione. Quella formata da Laura Cioli come a.d. (già ai vertici di Rcs e Gedi) e Antonio Di Bella, direttore di Tg di esperienza, vicino al Pd ma apprezzato un po' da tutti, come possibile presidente di garanzia. Con Di Bella presidente, il centrodestra potrebbe avere un riequilibrio con la poltrona di direttore generale a Marcello Ciannamea e potrebbero essere anche due i dg con Roberto Sergio a sua volta un interno Rai.

alu

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MF-DJ NEWS

0509:21 lug 2021

 

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