La manovra di sbarramento a Vivendi su Mediaset mette sotto pressione Tim. Mentre gli avvocati dei francesi stanno cercando di disinnescare l'emendamento del governo che rimette in discussione i diritti sul Biscione, da Parigi avrebbero iniziato ad alzare il tiro sul gruppo telefonico, di cui la media company ha il 24%.

Il Corriere della Sera scrive che nel corso dell'ultimo consiglio d'amministrazione i rappresentanti di Vivendi avrebbero cambiato all'improvviso i toni puntando il dito contro l'andamento deludente del titolo e lo scarso impatto che avrebbe avuto la gestione operativa sul prezzo di Borsa. Una critica che ha certamente delle basi - nei giorni scorsi Tim ha toccato in Borsa il minimo storico a 0,29 centesimi - ma che avrebbe sorpreso perché inattesa, nei toni e nei modi. E soprattutto perché arrivata al termine di un consiglio tranquillo, in cui l'amministratore delegato, Luigi Gubitosi, aveva portato i risultati per i primi nove mesi, ottenendo l'approvazione all'unanimità.

Un segnale probabilmente del nervosismo per la piega che ha preso l'affaire Mediaset, con l'emendamento al decreto Covid che rimette nelle mani dell'AgCom il potere di stabilire cosa può e non può fare Vivendi nel Biscione, proprio dopo che Vincent Bolloré ha ottenuto dalla Corte di giustizia Ue una sentenza che ripristina i diritti di voto della media company in Mediaset.

A muovere l'affondo sarebbe stato il ceo di Vivendi, Arnaud De Puyfontaine, esortando il management ad aggiustare rapidamente il tiro per far risalire le azioni. Il gruppo controllato da Bolloré ha maturato una corposa minusvalenza su Tim: ha i titoli in carico a 0,86 euro con le azioni che dopo i risultati trimestrali sono risalite a 0,38 centesimi. E non sta andando meglio su Mediaset che ha comprato a 3,70 euro (1,99 euro ieri). Secondo diversi osservatori è soprattutto in direzione di Cologno che andrebbe letta la mossa di De Puyfontaine.

Vedendo minacciati i propri interessi su Mediaset, i francesi potrebbero aver iniziato a preparare l'arrocco in Tim, guardando alla rete unica voluta dal governo - ieri l'Antitrust Ue ha dato il via libera a FiberCop, la parte di rete unica che fa capo a Tim -. È una chiave di lettura possibile a cui si legherebbero le questioni relative al rinnovo del consiglio previsto in primavera. Lo strappo potrebbe segnalare anche l'inizio delle grandi manovre. E quindi la volontà di Vivendi di volersi sedere al tavolo della rete unica con il governo per cercare una sintesi che soddisfi gli interessi di entrambi. Guardando a Mediaset.

Oggi è il fondo Elliot - che ha liquidato l'intera quota - ad esprimere la maggioranza dei consiglieri in Tim, e non Vivendi che è primo socio. In occasione del rinnovo si dovrà tenere conto anche di Cassa depositi e prestiti, che ha il 10% e nessuno nel board. Ad aprile mancano cinque mesi e dunque c'è tempo. Tuttavia alcuni consiglieri avrebbero iniziato a confrontarsi sulla possibilità di presentare una lista predisposta dal consiglio in scadenza. Potrebbe essere un ostacolo al ritorno di Vivendi sul ponte di comando di Tim. Sarebbe stata anche presa in considerazione la possibilità di comporla con nomi indicati dai grandi soci. Ma una condivisione sembra molto difficile.

pev

 

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November 26, 2020 02:34 ET (07:34 GMT)

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