«La rete unica è una semplificazione della politica; in realtà
continueranno a esserci più reti». Alberto Calcagno, dal 2010 alla
guida di Fastweb, in questa intervista a ClassCnbc (video su
milanofinanza.it) fornisce una nuova lettura dell'operazione che
porterà alla creazione di AccessCo, spiega le prossime tappe e si
rivolge a Cdp e authority per chiedere che la nuova società della
rete, a cui Fastweb partecipa attraverso la quota in Fibercop,
garantisca la concorrenza e mantenga le promesse di investimento.
«Le valutazioni saranno il passaggio-chiave, e sulla governance ci
sarà molto da lavorare». Al governo chiede di indirizzare parte
delle risorse del Recovery Fund in formazione: «Patenti digitali»
per invogliare gli italiani a usare sempre le autostrade
digitali.
Domanda. Calcagno, Fastweb è nata nel 1999 con l'ambizione di
dotare il Paese di una rete di avanguardia. Che cosa resta di quel
sogno ?
Risposta. Innanzitutto siamo molto contenti che la fibra sia
diventata un patrimonio comune. Sinora eravamo solo noi a portare
avanti questa strategia.Così siamo arrivati a raccogliere 4 milioni
di clienti tra le famiglie e il 30% circa delle aziende. Oggi
finalmente per tutti la banda ultralarga è diventata fondamentale
per lo sviluppo della società. Quel sogno quindi non è finito,
anzi. Il futuro della infrastruttura è convergente: ci saranno
fibra, 5G e fixed wireless access. E la cosa fondamentale sarà
fornire giga indipendentemente dalla tecnologia. Insomma, l'epopea
di Fastweb come autore di una storia innovativa continuerà.
D. Come è maturata la svolta di questa estate? E dove vi
porterà?
R. Per noi è stata l'evoluzione naturale della partnership in
FlashFiber, dove siamo con Tim dal 2016. È lo stesso modello:
lavorerà sull'upgrade della rete secondaria, passando dal rame alla
fibra ottica. Fibercop ha solo una ambizione più ampia: di arrivare
nel 55% di case degli italiani rispetto alle 29 città su cui si
concentrava Flash Fiber. Ma il modello è lo stesso è verrà
realizzato da partner che sul mercato retail sono concorrenti ma
che sul fronte infrastrutturale hanno punti in comune.
D. Fibercop è il primo passo di un processo che finisce con la
fusione della rete primaria di Tim e OpenFiber in una unica
società. Fastweb che ruolo avrà?
R. Innanzitutto Fibercop è un progetto industriale solido anche
stand alone. Segna un grande passo avanti nella infrastrutturazione
del Paese. Un'ulteriore integrazione con il mondo OpenFiber sarà
conseguenza naturale.
D. Teme passi falsi?
R. Nella partita sono in gioco azionisti importanti. Tim, Enel,
Cdp e Kkr sono soggetti di natura diversa che devono trovare un
accordo. Il primo momento chiave sarà quello della valutazione
degli asset. Il secondo sarà la governance, su cui ci sarà da
lavorare per trovare un accordo.
D. C'è già uno schema firmato da Tim e Cdp Equity; può
funzionare? E la vostra quota quanto peserà alla fine ?
R. Non siamo attaccati alla quota, l'importante è che il
progetto sia solido e che ci siano soggetti terzi che tutelino la
competizione. Avere il 4,5% o una quota inferiore è irrilevante.
L'importante è che Cdp, che rappresenta il governo ed è azionista
sia di Tim che di Enel, garantisca la competizione attraverso la
governance. Altri attori importanti saranno le authority, in
particolare Agcom e Agcm, che vigileranno su questi passaggi.
D. Anche Mediaset e Rai stanno valutando l'investimento nella
società della rete. È favorevole o contrario?
R. Abbiamo sposato un progetto di coinvestimento e un modello
aperto, quindi siamo disponibili alla entrata di altri soci.
L'importante è che il progetto resti centrato sulla strategia di
sviluppo della rete di accesso. Questo può essere esteso alle torri
per Mediaset o Rai, ma il focus è l'accesso, che deve essere
mantenuto e non rallentato.
D. Nick Read, ceo di Vodafone, ha accusato il piano italiano di
voler tornare al monopolio in violazione del diritto Ue. Con la
rete unica la concorrenza è a rischio ?
R. Assolutamente no. Fibercop risponde proprio all'esigenza di
separazione societaria della rete. La parte retail di Tim sarà
trattata come gli altri clienti di Fibercop, come Fastweb e gli
altri operatori. Lo posso dire perché siamo l'operatore che ha
investito di più in una rete alternativa: l'anno scorso 600
milioni, il 30% del fatturato. Penso che la posizione del ceo di
Vodafone, società che non ha investito molto nel fisso, sia
strumentale.
D. Fibercop dovrà investire molto. Servirà un'iniezione di
capitali?
R. Il business plan è fully funded, ossia vivrà delle fee che
gli operatori daranno alla società per le connessioni; non servirà
alcuna iniezione di capitale. Abbiamo fatto un' attenta stima del
piano prezzando volumi, stime di crescita e clienti.
D. Chi è già sicuro di fare un affare sono i fondi di private
equity. Kkr in Fibercop, Mcquarie che punta alla quota OpenFiber di
Enel.
R. L'interesse dei fondi conferma che c'è la possibilità di
attrarre capitali internazionali. Dopodiché è vero che il private
equity gode oggi di un di eccesso di liquidità. Per loro è
importante fare investimenti in settori che hanno margini e offrono
garanzie di solidità come le infrastrutture, ma anche di crescita,
perché il digitale sarà il motore trainante della economia. La loro
capacità di mettere grandi quantità di denaro in poco tempo può
essere sfruttata per accelerare i nostri progetti.
D. Avete definito l'avvio di Fibercop il calcio di inizio di una
nuova fase nelle tlc. Nel calcio ci sono vincitori e sconfitti;
qual è il suo pronostico ?
R. È una partita difficile e la posta in gioco è molto alta. Per
noi è importante che i progetti abbiano sempre una matrice
industriale e che la competizione venga preservata. Le regole
devono essere chiare e va lasciato spazio ai giocatori per
correre.
D. La rete unica è un esperimento, nel resto d'Europa non esiste
questo modello. Quali saranno i benefici?
R. La rete unica è un tema malposto, è una semplificazione della
politica. In realtà ci saranno sempre altre reti. Fastweb
continuerà ad avere la propria. Si possono avere programmi di
coinvestimento condivisi con altri, ma le piattaforma di servizio
sono il vero valore aggiunto verso il cliente e continueremo a
gestirle in autonomia.
D. Molta della fibra disponibile oggi è spenta. Che cosa vi
aspettate sul fronte della domanda ?
R. Durante il Covid abbiamo visto una crescita nel fisso con
punte del +40% del consumo medio. Se dovessimo guardare solo al
traffico di oggi, stabile dopo il boom, le reti ultrabroadband
fisse sono ben dimensionate e siamo pronti a reggere un sviluppo
importante del consumo nei prossimi anni. In realtà dobbiamo
guardare alla rivoluzione culturale in atto. Nel periodo
straordinario che abbiamo vissuto è emersa l'importanza della
connettività, perché internet consente di essere collegati ai
bisogni di vita, dallo studio al lavoro alla salute. Questa
rivoluzione è un processo che non si fermerà. Quindi non
concentriamoci sui chilometri di fibra ottica ma lavoriamo affinché
una parte del Recovery Fund sia destinata a rilasciare patenti
digitali con processi di formazione e piani di studio dedicati.
fch
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September 14, 2020 02:06 ET (06:06 GMT)
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