Tlc: Pd e 5S in trincea su assetto nuova società (Rep)
05 Agosto 2020 - 9:19AM
MF Dow Jones (Italiano)
La lettera arrivata ieri al cda di Tim per frenare l'offerta del
fondo Usa Kkr -in quel che appare un esercizio di applicazione
estemporanea e informale del golden power governativo- porta la
doppia firma del ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, e del
ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli.
Ma quel foglio di carta, scrive Repubblica, è al momento l'unico
posto dove le posizioni dei due ministri sono vicine. Perché se
l'obiettivo comune del governo dichiarato nella missiva è quello di
creare una rete unica a banda ultralarga, le posizioni
nell'esecutivo sul come creare quella rete e soprattutto su chi
dovrà possederne la maggioranza e di fatto deciderne il futuro sono
distantissime.
La partita che si gioca, come è noto, riguarda l'unione tra la
rete in fibra di Telecom Italia e quella che fa capo a Open Fiber,
società nata cinque anni fa sotto l'egida del governo Renzi proprio
per far concorrenza all'ex monopolista. Tim ha come azionista di
maggioranza i francesi di Vivendi con il 24% circa e come secondo
socio al 9,9% la Cassa depositi e prestiti. La stessa Cdp ha anche
il 50% di Open Fiber, con l'altro 50% della società in mano
all'Enel.
In sintesi una parte del Pd, rappresentata oggi in particolar
modo da
Gualtieri, è convinta che la soluzione migliore per la rete
unica sia quella che nasca e si sviluppi sotto la stessa Tim,
assorbendo Open Fiber nella rete Tim e portando di fatto
l'infrastruttura nazionale sotto l'egida di un operatore privato,
anche se proprio grazie alla fusione la quota della Cdp in Tim
sarebbe destinata a salire almeno fino al 20%.
Dal lato opposto a Gualtieri ci sono i Cinque Stelle, che
puntano a
una nazionalizzazione di fatto della rete, ossia a una soluzione
che rafforzi il più possibile la Cdp e non mantenga necessariamente
l'infrastruttura in mano alla Tim. Gli esempi che si fanno sono
quelli di Snam e Terna, operatori di rete, per l'appunto con una
solida maggioranza relativa controllata da Cdp.
Tra le due posizioni ci sono molte sfumature intermedie. Non
tutto il
Pd è allineato con Gualtieri, ad esempio. Si segnalano in
particolare opinioni diverse da parte di Graziano Del Rio, c'è chi
parla di dubbi - però mai espressi pubblicamente- dello stesso
segretario Nicola Zingaretti, c'è chi fa notare come il
sottosegretario piddino al Mise Gianpaolo Manzella abbia la delega
proprio alle tlc e intenda farla valere. E allo stesso modo nei
Cinque Stelle resta difficile conciliare una posizione certo non
favorevole a Tim con la sparata fatta appena a giugno da Beppe
Grillo contro Open Fiber, ossia in questo momento il principale
concorrente proprio di Tim.
Il paradosso è che in questa situazione gli operatori telefonici
concorrenti di Tim -si tratta particolarmente di Vodafone, Wind 3 e
del nuovo arrivato Sky- si trovano più tutelati dalla posizione dei
Cinque Stelle che non da quella del Pd. I concorrenti dell'ex
monopolista, infatti, temono più di ogni altra cosa che la rete sia
"verticalmente integrata" con la Tim, ossia che la stessa società
che compete contro di loro sul mercato abbia in mano le chiavi dei
binari ad alta velocità su cui scorrono i dati che ognuno di loro
vuole portare nelle case dei suoi clienti.
La soluzione ideata dal Pd per evitare una posizione di
eccessivo potere di Tim passerebbe da regole precise per la
governance della società della rete, compresa quella che stabilisce
una maggioranza qualificata che superi la quota della sola Tim.
Rimedi che non convincono particolarmente i concorrenti, più
desiderosi di lavorare con una rete che non sia esposta a possibili
conflitti d'interesse del suo principale azionista. I nodi da
sciogliere non sono pochi, né semplici: incoraggiante che il
governo pensi di poterlo fare in sole tre settimane d'agosto.
vs
(END) Dow Jones Newswires
August 05, 2020 03:04 ET (07:04 GMT)
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