Tlc: Ruggiero (Melita), largo ai combattenti (Mi.Fi.)
05 Luglio 2021 - 08:46AM
MF Dow Jones (Italiano)
Il futuro degli operatori di telefonia? Vinceranno quelli
infrastrutturati o quelli con strutture operative snelle e costi
contenuti, gli altri faranno fatica. La rete unica? Se si intende
dire società che si fondono è complesso, molto meglio lo sharing di
infrastrutture. Riccardo Ruggiero ha le idee chiare su come
evolverà il mondo delle comunicazioni. Il presidente esecutivo di
Melita Italia ed ex amministratore delegato di Tim e Tiscali crede
fermamente nella neutralità della tecnologia. Il treno del Pnrr e
dell'innovazione? Le aziende devono prenderlo al volo perché il
rischio è rimanere fuori.
Domanda. All'interno del dibattito sui fondi del Pnrr, 5G, reti
e transizione digitale sono temi centrali. Quali aspetti sono da
evidenziare a suo avviso?
Risposta. Partirei dalla fotografia del nostro Paese, quella più
recente fatta dall'Agcom dice che il 90% delle famiglie italiane
oggi può contare su velocità di download che vanno dai 30 mega fino
a 1 giga. Il punto è che l'attuale governo, in continuità con le
decisioni assunte nel 2015, si è posto un obiettivo ambizioso,
arrivare al 2026, quindi con quattro anni di anticipo rispetto alle
indicazioni della Ue, alla cosiddetta Gigabit Society, ossia con
tutte le famiglie connesse alla velocità di un giga.
D. Nel 2015 è partito il progetto per le aree bianche, qual è il
suo giudizio su quell'operazione
R. Ottima dal punto di vista del Paese. Va detto che rispetto a
quanto preventivato i piani di sviluppo sono molto indietro. Se sa
bene oggi siamo al 20% degli interventi fatti. Intanto, molti dei
soldi del Pnrr saranno destinati alle aree grigie, penso più di 3
miliardi.
D. Nel dibattito sulla rete si è discusso molto di neutralità,
quale la sua posizione in merito?
R. La neutralità tecnologica è un elemento determinante e
fondamentale. Bisogna scollegare gli investimenti dalle
infrastrutture e gli operatori devono essere liberi di scegliere
tra diverse tecnologie. Dopodiché il problema è un altro.
D. Quale?
R. Una volta che sarà stata realizzata questa gigantesca
infrastruttura, che tutti noi siamo convinti che alla fine vedrà la
luce, cosa ci facciamo? Dovremo in parallelo sviluppare servizi,
soluzioni innovative riguardanti mobilità o sanità. Io ad esempio
penso anche alle applicazioni meno pubblicizzate, come la gestione
della spazzatura, il cosiddetto waste management. In sostanza non
si deve solo posare la fibra ma anche stimolare la domanda.
D. Uno dei problemi infatti è che questa transizione non finisce
con la realizzazione di infrastrutture
R. Bisogna che imprese e pubbliche amministrazioni entrino in
quello che chiamo educazione digitale. La transizione non avverrà
solo in ambito IT ma sarà trasversale. E poi bisognerà inserire
nuove, professionalità che integrino quelle esistenti.
D. Una rivoluzione. L'Italia però è il paese delle pmi, che
spesso implica grande qualità nei prodotti ma poca propensione al
cambiamento.
R. Capita che ci sia il padrone dell'azienda che non vuole
cambiare perché ha sempre agito in un certo modo. Però credo nella
spinta dal basso del cosiddetto middle management e anche nella
consapevolezza che a volte non accompagnare il cambiamento
significa essere tagliati fuori dal mercato. Il fallimento di Kodak
negli Usa credo spieghi questo concetto meglio di mille parole. Io
però sono ottimista.
D. Come mai?
R. In Italia stanno nascendo molti fondi o club deal
specializzati nel cosiddetto mid cap che scelgono le migliori
aziende da finanziare, le aiutano in fase di aumento di capitale,
le rafforzano dal punto di vista della governance. E non parlo di
venture capital o business angels.
D. Restiamo all'infrastrutturazione del Paese. Lei crede che la
rete unica potrebbe garantire un'accelerazione a questo
processo?
R. Premetto che commento quello che si legge sui giornali.
L'ipotesi di una fusione tra le reti di Tim e di Open Fiber dal
punto di vista societario. Peraltro credo che l'ipotesi che una
rete abbia come azionista di maggioranza assoluta un operatore
verticalmente integrato sia indigeribile per l'Antitrust europeo. E
poi io credo nelle operazioni in cui 1+1 fa almeno 3. Molto meglio
concetti come la condivisione delle infrastrutture, lo sharing o il
co-investimento.
D. Quali società vede meglio attrezzate per il cambiamento?
R. Tutte e nessuna. Se non si abbraccia il cambiamento in
maniera intelligente si rischia l'effetto Kodak. E il mio
ragionamento non riguarda in particolare gli operatori tlc, ma
anche utility o società di trasporti. Per quanto riguarda in
particolare le tlc, prevarranno quelle infrastrutturali o quelle
che riusciranno a essere flessibili e con strutture di costi
leggere.
fch
(END) Dow Jones Newswires
July 05, 2021 02:35 ET (06:35 GMT)
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