Tlc: giganti Usa solo partner del polo su cloud (Repubblica)
29 Luglio 2021 - 8:56AM
MF Dow Jones (Italiano)
Il cloud sovrano dove migrare i dati informatici della Pubblica
amministrazione sarà gestito solo da operatori italiani. Tanto che
finora le cordate pronte a candidarsi al progetto, finanziato dal
Pnrr con 900 milioni, sono due e autarchiche: il duo Aruba-Almaviva
e il quartetto Cdp, Sogei, Tim, Leonardo.
Lo scrive La Repubblica aggiungendo che questo requisito di
sicurezza ha contribuito ad allungare i tempi della gara per
assegnare una concessione pluriennale per il "Psn" (Polo strategico
nazionale) entro fine 2021, e partire così nel 2022. Dapprima il
ministro dell'innovazione tecnologica, Vittorio Colao, aveva
indicato il 30 giugno come termine per le offerte vincolanti; poi
la data è slittata a metà luglio, mentre ora il sentore è che le
offerte arriveranno solo dopo l'estate.
Le verifiche giuridiche di queste settimane portano infatti a
escludere il ruolo diretto dei colossi Usa, soggetti al "Cloud Act"
con cui dal 2018 il Senato a stelle e strisce si è avocato il
diritto di conoscere dati e informazioni gestite da operatori Usa,
anche all'estero. Una norma ampia ed estensiva, che riguarda anche
soggetti esteri operanti negli Usa o con un rappresentante
Oltreatlantico. Del problema, fondamentale, della cybersicurezza e
dell'accesso ai dati si sono dunque occupati, oltre all'Agenzia
pubblica omonima e al Copasir parlamentare, anche alcuni tra i
migliori tecnici e legali italiani. E non sembrano esserci deroghe
possibili. Tuttavia, dal ruolo degli oligopolisti statunitensi
delle tecnologie non si può prescindere: il loro vantaggio
competitivo nei motori di ricerca, nella crittografia e in altri
ambiti porterà verosimilmente ad affidare alle varie Google (già in
asse con Tim), Microsoft (alleata di Leonardo) e ad altre, ruoli di
partner oppure di venditori dei servizi di elevata qualità che poi
altri gestiranno per digitalizzare la burocrazia italiana. Lo
stesso Piano nazionale di ripresa e resilienza, parlando del Psn,
apre a una molteplicità di operatori "hyperscaler", ossia capaci di
elaborare dati su scala globale.
Dietro le quinte, sia Google sia Microsoft paiono disposti a
fare passi indietro, in ossequio al Cloud Act, e rinunciare alla
gestione: pur di salvaguardare la loro fetta di business in ambiti
dove i veri "sovrani" sono loro.
Nelle interlocuzioni riservate tra i manager privati e i tecnici
pubblici (il Psn è proprio un partenariato pubblico-privato) si
studiano modalità tecniche e cautele giuridiche per non farsi
risucchiare dal Cloud Act Usa. La tecnica riguarda la cosiddetta
"gestione delle chiavi crittografiche", per cui già dal 2022
dovrebbero essere disponibili sul mercato crittografie che
proteggono i dati fino al chip del singolo utente. Le stanno
sviluppando proprio i colossi Big tech, sperando così di evitare la
perdita di volume d'affari a cui li espone la legge di tre anni fa.
Tali chiavi sarebbero violabili solo da computer quantistici oggi
non disponibili, o da un attacco di forza bruta che però
impiegherebbe decenni a leggere i dati. Chi lavora al dossier stima
che questa innovazione potrebbe rendere, di fatto, impotente
l'amministrazione Usa. L'altra soluzione, di taglio giuridico, è
mettere in mani italiane la gestione di tecnologie e servizi cloud
comprati dagli "hyperscaler" Usa. Due modi diversi per evitare di
patti bilaterali con Paesi terzi per l'accesso privilegiato ai dati
da parte di giudici o politici Usa, che pure il Cloud Act
prevede.
pev
(END) Dow Jones Newswires
July 29, 2021 02:52 ET (06:52 GMT)
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