Turchia: sale tensione in Mediterraneo orientale per gas naturale
03 Agosto 2020 - 10:31AM
MF Dow Jones (Italiano)
La contesa sulle recenti scoperte di gas naturale nel
Mediterraneo orientale ha scatenato una serie di rivendicazioni
marittime che hanno provocato l'apertura di un nuovo fronte di
scontro tra le principali potenze della regione.
Da una parte la nascente alleanza tra Grecia, Israele, Cipro ed
Egitto, che sta beneficiando delle recenti scoperte. Dall'altra, la
più grande economia del Mediterraneo orientale, la Turchia, che
flette sempre di più i suoi muscoli militari nel tentativo di
rompere il suo isolamento regionale.
Le flotte della Marina turca e greca si sono preparate nelle
acque contese dopo l'annuncio, il 21 luglio, di Ankara di indagini
sismiche marittime attraverso l'invio di due nuove navi al largo
dell'isola greca di Rodi. Gli intensi sforzi diplomatici della
Germania hanno convinto la Turchia a sospendere temporaneamente il
piano, che avrebbe potuto scatenare uno scontro armato.
Tuttavia, finora si tratta soltanto di una pausa e la battaglia
per la supremazia nel Mediterraneo orientale e le ricchezze del suo
fondale marino quasi certamente continuerà a crescere, aprendo una
nuova sfida in una parte già instabile del mondo.
"La tendenza della Turchia è quella di seguire la diplomazia
delle cannoniere e procedere a una militarizzazione della sua
politica estera", ha dichiarato il ministro degli Esteri cipriota,
Nikos Christodoulides, in un'intervista, aggiungendo che "la
Turchia sta cercando di controllare la regione. Vogliamo che tutti
i Paesi della regione cooperino, ma è la Turchia a isolarsi con il
suo comportamento".
Funzionari turchi ribattono che sono state le rivendicazioni
"massimaliste" della Grecia e di Cipro sulle acque del Mediterraneo
a provocare l'impasse. "Se guardate la mappa, noterete che abbiamo
la costa più lunga del Mediterraneo orientale e che abbiamo una
vasta area di piattaforma continentale. Una vera cooperazione può
essere fatta solo con il coinvolgimento della Turchia", ha spiegato
un funzionario turco.
Nell'ultimo decennio, le grandi scoperte di gas naturale al
largo della costa, nelle zone economiche esclusive israeliane,
cipriote ed egiziane hanno trasformato la regione in una fonte
globale di energia. Proprio il mese scorso, Chevron ha dichiarato
che avrebbe pagato 5 miliardi di dollari a Noble Energy, una
società statunitense le cui principali attività includono quote nei
giacimenti di gas Leviathan e Tamar in Israele, e di Afrodite al
largo di Cipro. Complessivamente, nei siti del Mediterraneo
orientale scoperti dal 2009 si trovano 70 trilioni di piedi cubi di
gas, equivalenti a quasi 50 anni di consumo della Francia, con una
quantità simile che potrebbe essere trovata nel prossimo futuro,
secondo la società di consulenza Wood Mackenzie.
Il gasdotto EastMed progettato da Israele, Cipro, Grecia e
Italia, porterebbe questo gas ai consumatori europei, se non fosse
che le recenti rivendicazioni marittime della Turchia invadono la
rotta della pipeline. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha
già detto che EastMed non andrà avanti senza il suo consenso.
La posizione espansionistica della Turchia nel Mediterraneo
orientale può essere fatta risalire al cosiddetto Mavi Vatan, o
Blue Homeland, un programma elaborato dal nazionalista Cem Gurdeniz
nel 2006. Erdogan, il cui Governo un tempo aveva appoggiato una
politica di "zero problemi con i vicini", si è adesso avvicinato a
questa visione del mondo dopo essersi alleato con i nazionalisti
intransigenti all'indomani del fallito tentativo di colpo di Stato
del 2016.
Nel 2018, le autorità di Cipro Nord, occupata dalla Turchia,
hanno rivendicato il diritto di perforare gran parte della zona
economica esclusiva cipriota, anche al largo dell'isola
meridionale, e la Marina turca ha cacciato una nave da perforazione
italiana autorizzata dall'esecutivo cipriota.
Lo scorso novembre, la Turchia ha sorpreso i suoi vicini
firmando un accordo di delimitazione marittima con la Libia.
L'accordo, approvato dal Governo di accordo nazionale libico (Gna),
appoggiato dalla Turchia, che sta conducendo una sanguinosa guerra
civile, ha messo mano alla gran parte delle zone marittime
rivendicate dalla Grecia.
Nel redigere le loro mappe, i funzionari turchi hanno sostenuto
che le isole greche non dovrebbero avere diritto a una grande zona
economica esclusiva e si rifiutano di tener conto dell'Isola greca
di Kastellorizo, che si trova un po' oltre il miglio al largo della
costa turca.
"Chi potrebbe aspettarsi che la Turchia rinunci a 50.000
chilometri quadrati a causa di questa piccola isola? Appartiene
alle nostre generazioni future, è impossibile. Questo è un gioco a
somma zero", ha detto l'ammiraglio Gurdeniz, che ora gestisce un
think tank marittimo a Koc, all'Università di Istanbul. "Vale la
pena affrontare il mondo intero, non solo uno, due o tre Paesi,
perché stiamo parlando della Patria Blu, l'estensione della nostra
Patria".
Gli Stati Uniti e l'Unione Europea non hanno riconosciuto le
rivendicazioni della Turchia, con il dipartimento di Stato che ha
definito l'accordo di delimitazione della Libia "inutile e
provocatorio". In segno di crescente frustrazione nei confronti
della Turchia, gli Stati Uniti hanno anche affermato a luglio che
avrebbero iniziato un addestramento militare congiunto con Cipro
per promuovere la stabilità nella regione. Il Congresso a dicembre
ha posto fine all'embargo sulle armi imposto su Cipro, introdotto a
favore della Turchia nel 1987.
fux
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August 03, 2020 04:16 ET (08:16 GMT)
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