Webuild: Salini, Astaldi è fuori dalle secche (Sole)
06 Novembre 2020 - 9:48AM
MF Dow Jones (Italiano)
"Astaldi è fuori dalle secche, ora siamo un colosso da 40
miliardi". Lo afferma in un'intervista al Sole 24 Ore Pietro
Salini, amministratore delegato di Webuild che ha completato ieri
l'acquisizione del 65% del general contractor.
Ora che Astaldi è di nuovo in carreggiata "a breve metteremo a
punto un nuovo piano industriale. Astaldi ci porta in dote circa 7
miliardi di portafoglio ordini ma soprattutto a livello complessivo
parliamo di una realtà in grado di generare oltre 6 miliardi di
ricavi l'anno e che, con un backlog complessivo di 40 miliardi, ci
rende resilienti, capaci dunque di superare anche fasi delicate
come questa, e leader indiscusso al mondo per competenze. Noi
costruiamo e lo facciamo con sapienza antica in buona parte del
mondo. Questa acquisizione consentirà infatti di mettere a fattor
comune competenze tecniche ed ingegneristiche innovative,
sviluppate nei circa 100 cantieri operativi nel mondo", spiega.
Webuild nasce sulla scorta di Progetto Italia, un'idea ambiziosa
che puntava all'aggregazione di diversi costruttori nell'orbita
dell'ex Salini Impregilo. "L'acquisizione di Astaldi rappresentava
il punto fermo e il tassello più rilevante del progetto. Con questa
operazione abbiamo realizzato un nuovo gruppo con solide radici nel
paese e che solo nel 2020 ha contribuito al rilancio di progetti
strategici in Italia per oltre 3,6 miliardi come la linea ad alta
velocità ed alta capacità Verona-Padova, la strada statale Jonica e
il Nodo Ferroviario di Genova. Detto questo continuiamo a guardarci
attorno e a cercare opportunità di investimento, anche in comparti
di nicchia", continua.
"Dobbiamo far ripartire le infrastrutture perchè questo
significa lavoro e ripresa economica. È arrivato il tempo di
decidere ma in tutto il mondo questo processo è stato fortemente
rallentato dalla pandemia. Webuild però vuole essere sinonimo di
futuro e lavoro. Il nostro obiettivo è evidentemente quello di
ampliare il nostro portafoglio e contiamo di farlo in tutto il
mondo. In Italia, tuttavia, questa necessità di ripartire è ancora
più vera: il paese ha bisogno di manutenzione, ricostruzione e
costruzione. Il nostro gap infrastrutturale, le grandi opere sono
di fatto ferme agli anni '80, ci ha fatto perdere e ci sta facendo
perdere competitività. Dobbiamo tornare ad essere un paese
industriale, non possiamo pensare di vivere solo di turismo. È
tempo di decidere, abbiamo i soldi dell'Europa ma non solo",
conclude.
pev
(END) Dow Jones Newswires
November 06, 2020 03:33 ET (08:33 GMT)
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