Nella celebrata vittoria legale di Naftogaz su Gazprom c'è un risvolto poco noto. Per la società ucraina ora diventerà più conveniente tornare ad approvvigionarsi di gas da Mosca piuttosto che dai trader dell'Unione europea ai quali ha fatto ricorso nei 3 anni del braccio di ferro col colosso russo, generato dalla vertenza sui contratti take or pay e sui diritti di transito nel territorio ucraino.

Naftogaz, spiega MF, si è rivolta perciò a una dozzina di società di trading, come Eni, Engie Axpo, Rwe Shell & Co. Ne consegue, secondo le prime stime, che questi ultimi potrebbero rimetterci oltre un miliardo di dollari, in termini di mancati proventi delle forniture di gas. In realtà è la decisione del tribunale arbitrale della Camera di commercio di Stoccolma, raggiunta il 22 dicembre scorso, a obbligare Naftogaz ad acquistare dai russi almeno 5 miliardi di metri cubi di gas l'anno. Ma secondo quanto ha spiegato al mercato il ceo ucraino, Andriy Kobolyev «la parte maggiormente positiva della decisione del collegio arbitrale è il prezzo dei contratti di fornitura al quale Gazprom dovrà fornire il gas all'Ucraina, che risulterà inferiore a quello che stiamo pagando ora dai fornitori europei». Gli arbitri hanno stabilito per i contratti in essere un abbassamento retroattivo del prezzo dei 27%, da 485 a 352 dollari per 1000 metri cubi. L'orientamento di Naftogaz, secondo fonti di mercato, è quello di riprendere le importazioni di gas russo già da quest'anno, tenendo presente che l'attuale contratto con Gazprom scadrà a fine 2019.

red/lab

 

(END) Dow Jones Newswires

January 11, 2018 02:10 ET (07:10 GMT)

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