Con l'emanazione nel corso del 2017 dei decreti legislativi in materia di Servizio civile universale, codice del Terzo settore, Cinque per mille e Impresa sociale, la riforma del Terzo settore può dirsi attuata.

Fra i principali obiettivi della riforma, esposti durante una conferenza al Ministero del Lavoro con il ministro Giuliano Poletti, si possono annoverare sia il riordino e la semplificazione di una normativa che si è andata stratificando nel corso degli anni, sia la promozione e il sostegno dell'operato di quei soggetti che contribuiscono al bene comune, alla coesione sociale e che intervengono in contesti di disagio e povertà.

L'intento del Governo con la riforma è stato duplice: da un lato si è voluto procedere alla razionalizzazione della legislazione relativa al Terzo settore, dall'altro si è inteso definire con maggiore chiarezza il ruolo delle istituzioni nel rapporto con i soggetti e le organizzazioni di riferimento.

Il Terzo settore può esser visto come "un mondo in espansione che ha reagito alla crisi aumentando i posti di lavoro", ha affermato Poletti, spiegando di essere soddisfatto del lavoro svolto perchè la riforma rappresenta "un impianto positivo per il futuro. Avere una stabilità e una certezza normativa facilita le decisioni", e perchè ci sono i presupposti per "una collaborazione positiva nella lotta alla povertà".

Quello del Terzo settore è un contesto in continua espansione e sempre più articolato. Dal 2011 al 2015, secondo un'analisi Istat, le istituzioni non profit sono aumentate del 10%, arrivando a 336.275 e contando su circa 789.000 dipendenti (+ 15%) e 5,5 milioni di volontari (+16%). Le istituzioni che operano grazie all'apporto di questi ultimi risultano il 79,6% (+9,9%) , mentre quelle che impiegano lavoratori dipendenti sono il 16,4% (+32,2%).

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January 23, 2018 08:38 ET (13:38 GMT)

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