Sebbene i buffer delle banche siano aumentati a livello aggregato, c'è una serie di istituti più deboli, che rappresenta circa il 20% degli asset campione, con bassi livelli di capitale e accantonamenti per far fronte ai non performing loan. Queste banche sono principalmente concentrate in Europa (dentro e fuori l'area euro) e sarebbero più suscettibili a shock come un'improvvisa serie di turbolenze sui mercati o un'inaspettata crisi economica".

Lo afferma il Fondo Monetario Internazionale, puntualizzando che "la combinazione di accelerazione nella crescita economica, delle azioni intraprese per ridurre gli Npl e le misure politica monetaria da parte delle autorità europee hanno contribuito a un calo dello stock di sofferenze negli ultimi trimestri, ma i livelli di Npl rimangono alti in alcune banche".

Per l'Fmi sicuramente la ripresa economica contribuirà a ridurre i non performing loan, ma è necessario che sia implementata una strategia globale per rispondere al problema che coinvolga "una rigorosa supervisione, ambiziosi obiettivi di riduzione degli Npl, una modernizzazione dei framework di insolvenza e di pignoramento" e che sviluppi ulteriormente i mercati del debito in difficoltà.

Infine il Fondo sottolinea che gli Npl nell'Eurozona sono pari a circa

900 miliardi di euro. La maggior parte, circa 600 mld, sono in Italia, Irlanda e Spagna. Altri 200 miliardi si trovano nei bilanci degli istituti di credito greci, ciprioti e portoghesi.

alb

 

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April 18, 2018 11:30 ET (15:30 GMT)

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