Il mercato dei non performing loans è stato segnato dall'accordo Intesa -Intrum, con cui sono state cedute sofferenze lorde per 10,8 miliardi a un prezzo pari al 29% del nominale.

Per dimensioni, scrive Milano Finanza, si tratta di una delle operazioni di maggiore importo in Italia, dopo quelle che hanno riguardato Mps (24 miliardi al 21% del nominale) e Unicredit (17,7 miliardi al 13%). La mossa di Intesa si è conclusa però con una novità di rilievo: non ci sono state perdite per la banca, che anzi ha registrato una plusvalenza grazie alla cessione del 51% della piattaforma di gestione. Si tratta di una svolta per il mercato italiano degli npl? Secondo Carlo Messina, ceo di Intesa Sanpaolo , "l'operazione stabilizza le condizioni del mercato". In Italia "c'è stata una tempesta perfetta sul fronte degli npl perché sono state fatte, in un momento di necessità per il settore bancario, dismissioni degli stock tali da garantire oltre il 20% di rendimento ai fondi". L'accordo, ha aggiunto Messina, "ha reso esplicito che il valore di bilancio delle sofferenze può essere davvero rappresentativo di quanto valgono. Il valore di carico può essere simile al prezzo". Perciò dopo l'operazione Intesa -Intrum sono salite le quotazioni di borsa delle altre banche italiane, che potrebbero beneficiare di un aumento dei prezzi di mercato degli npl: l'opposto di quanto accaduto in seguito alla svalutazione al 17% delle sofferenze delle quattro banche in risoluzione (un valore imposto dalla Commissione Ue, sulla base di simili cessioni in Slovenia).

red/lab

 

(END) Dow Jones Newswires

April 23, 2018 02:44 ET (06:44 GMT)

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