Francia e Germania fanno lo sgambetto alle banche italiane sugli npl. Lo scrive Il Messaggero spiegando che quello che viene definito il Patto di Meseberg, stretto tra Angela Merkel ed Emmanuel Macron con lo scopo di definire la roadmap perla riforma dell'Eurozona e il rilancio del progetto di integrazione, si sta rivelando tutt'altro che innocuo per l'Italia, come invece era parso a una prima lettura.

Oltre a gettare le basi per un bilancio comune e a delineare la trasformazione del Meccanismo europeo di stabilità (Esm) in una sorta di Fondo monetario capace di intervenire in situazioni di crisi di liquidità degli Stati senza però coinvolgere gestioni straordinarie, la bozza di documento condivisa dai due leader contiene anche un capitolo relativo all'Unione bancaria. E qui compaiono le note dolenti.

Proprio relativamente alle banche, Merkel e Macron vorrebbero infatti introdurre un obiettivo di riduzione dei crediti deteriorati lordi al 5% e di quelli netti al 2,5% dei prestiti totali (attualmente la media nei bilanci degli istituti italiani è rispettivamente dell'11% e del 6%). Nessun riferimento invece ai titoli illiquidi (detti più comunemente tossici) vale a dire quei titoli la cui valutazione - priva di qualunque riscontro di mercato perché difficilmente cedibili - viene indicata in modo del tutto arbitrario dalle singole banche, sfuggendo in tal modo a qualsiasi classificazione o vigilanza della Bce. Si tratta di 3.600 miliardi il cui controvalore reale, vista l'impossibilità di una corretta valutazione, potrebbe non essere lontano da zero euro.

In altre parole, è come se l'obiettivo sotteso del documento messo a punto dai due leader fosse di condividere non i rischi finanziari di tutti i membri dell'Unione, ma solo quelli dei gruppi bancari francesi e tedeschi.

pev

 

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June 22, 2018 02:38 ET (06:38 GMT)

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