Gli indici azionari americani sono contrastati. Gli investitori asiatici hanno iniziato a lasciarsi alle spalle il rischio delle tariffe doganali cinesi in risposta ai dazi Usa. In Cina, dopo una partenza debole i mercati sono rimbalzati, con i buoni numeri sull'inflazione a sostenere la propensione al rischio.

Il Dow Jones è in discesa dello 0,05%, mentre l'S&P 500 avanza dello 0,08%. Il Nasdaq composite guadagna lo 0,3%.

"Se il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump insisterà con l'imposizione di dazi doganali punitivi, soprattutto nei confronti degli esportatori cinesi, è inevitabile che ci saranno ripercussioni economiche negative", commentano dalla Pictet Asset Management Strategy Unit. "Eppure, i nostri indicatori del ciclo economico suggeriscono che per adesso il recente rallentamento dell'economia globale potrebbe aver fatto il suo corso", concludono dalla casa svizzera.

Nonostante le tensioni commerciali, infatti, gli indici sono ancora non lontani dai massimi storici, in particolare l'S&P 500. "Ora che siamo arrivati a questo punto, mi stupirei se l'indice non segnasse il nuovo top assoluto", commenta Michael Shaoul, presidente e Ceo di Marketfield Asset Management.

Tutti i dati continuano a confermare la soliditá dell'espansione economica americana, dando fiducia al mercato. "Il ciclo economico può considerarsi maturo, con110 mesi di espansione", spiega Alessandro Tentori, Cio Axa Investment Managers Italia, "ma nonostante ciò gli indicatori anticipatori del ciclo continuano a supportare la tesi di una crescita solida, con le stime degli analisti che rientrano in una forchetta tra il 2,5% e il 3,5% per il 2018". Gli Stati Uniti "forse non cresceranno al ritmo del 4% nei prossimi 24 mesi, ma molto probabilmente non entreranno nemmeno in recessione", conclude Tentori.

Gli Stati Uniti hanno anche annunciato una serie di sanzioni contro la Russia in relazione al caso Skripal, ovvero l'attacco con un agente nervino ai danni di una ex spia russa e sua figlia, attualmente residenti nel Regno Unito. La decisione è stata accompagnata da una serie di richieste americane che, se non verranno soddisfatte, porteranno in 90 giorni all'imposizione di nuove misure. Le sanzioni riguardano centinaia di milioni di dollari di esportazioni di materiale tecnologico americano alle aziende statali russe, tra cui turbine e macchine industriali.

I dati macroeconomici in arrivo dagli Stati Uniti confermano la forza del mercato del lavoro americano, ma anche la debolezza delle pressioni inflazionistiche, segnale che un surriscaldamento dell'economia non è imminente. I prezzi alla produzione per la domanda finale negli Usa sono rimasti invariati a livello mensile a luglio, meno delle attese del consenso degli economisti che si aspettavano un dato in salita dello 0,2% m/m. Sempre a luglio, i prezzi alla produzione core sono saliti dello 0,1% - rimanendo anche in questo caso al di sotto alle previsioni di crescita dello 0,2% - e quelli per consumi personali sono scesi dello 0,1%.

Le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti (dato destagionalizzato) sono scese di 6.000 unitá a quota 213.000 (220.000 unitá il consenso degli economisti). La media mobile nelle ultime quattro settimane, considerata piú attendibile dal mercato perchè meno volatile, è a 214.250 unitá, in diminuzione di 500 rispetto al dato di sette giorni fa.

Sul fronte valutario, il cross euro/usd scambia a 1,1570, mentre sull'obbligazionario il rendimento del Treasury biennale è del 2,653%, mentre il decennale è al 2,943%.

lus

antonio.lusardi@mfdowjones.it

 

(END) Dow Jones Newswires

August 09, 2018 11:23 ET (15:23 GMT)

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