Secondo una ricerca Hsbc, il 61% degli investitori e il 48% degli emittenti di tutto il mondo hanno all'attivo una strategia per l'Environment, Social e Governance (Esg), anche se esistono profonde differenze dal punto di vista geografico.

Europa (87%) e Regno Unito, si legge in una nota, sono tra i primi emittenti (87%), in particolare per quanto riguarda le società con un fatturato superiore ai 10 miliardi di dollari. Hong Kong registra il 13%, seguito dagli Stati Uniti, che si attestano al 21%. Per quanto riguarda gli investitori, invece, la disparità maggiore si riscontra tra Europa (85%) e Asia (40%).

Dalla ricerca, alla quale hanno partecipato 1.731 aziende e investitori istituzionali, emerge che i rendimenti finanziari e gli incentivi fiscali sono i due principali fattori alla base delle decisioni in ambito ESG di tutti gli emittenti e della maggior parte degli investitori intervistati. Il secondo driver, invece, è rappresentato dalla normativa statale dei fondi pensione e degli investitori in titoli sovrani (SWFs), seguito dai rendimenti finanziari. Anche in questo caso, le differenze geografiche sono nette. Le aziende cinesi e di Hong Kong con un fatturato di 10 miliardi di dollari ritengono che le iniziative per la catena del valore siano il secondo driver per il finanziamento ESG. In Europa, in cima alla lista invece troviamo: la politica, la strategia, gli obiettivi ESG e la pressione degli stakeholder.

"Un numero sempre più rilevante di investitori considera i rischi e le opportunità legate alla sostenibilità e all'impatto ESG come parte integrante del processo di investimento, considerato anche l'effetto positivo dei criteri sulla performance", spiega Gerd Pircher, ceo Hsbc Italia. "Oggi le strategie di investimento ESG infatti continuano a crescere. L'interesse per l'ESG è già largamente diffuso in Europa e continuerà a livello globale, poiché gli investitori non vogliono soltanto ottenere rendimenti dai propri investimenti, ma richiedono anche che siano in linea con i propri valori e i timori per il futuro del pianeta".

Le aziende sono coerenti nel reinvestimento dei ricavi ottenuti, con il 66% degli intervistati che afferma che tali proventi vengono destinati internamente a nuovi impianti, macchinari o nuove fonti di energia rinnovabile per rendere la propria attività più ecologica. Un caso anomalo è rappresentato dalla Cina, con solo il 98% degli intervistati che parla di M&A ecosostenibili.

È incoraggiante che il 67% degli emittenti e il 57% degli investitori non vedano ostacoli all'incremento dei propri impegni in ambito ESG. Attualmente, meno del 10% degli investitori ha dei fondi di investimento ESG dedicati, ma si prevede che il dato aumenterà del 22% nel 2019.

Al contrario, il 58% di coloro che vedono barriere all'incremento degli impegni ESG, ritiene che la difficile definizione dei criteri ESG rappresenti il principale ostacolo. Questa difficoltà è quindi la barriera numero uno per gli emittenti a livello globale ed è considerata tale anche dagli investitori in Europa e nel Regno Unito. Dalla ricerca emerge inoltre come gli investitori considerino la mancanza di opportunità di investimento, aggravate dalla scarsa qualità dei dati, un'altra barriera per i criteri ESG.

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September 14, 2018 13:21 ET (17:21 GMT)

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