A due anni di distanza dalla morte di Bernardo Caprotti, patron di Esselunga, gli eredi che controllano la società, ovvero la moglie Giuliana Albera e la terzogenita Marina Sylvia Caprotti, vice presidente della capogruppo Supermarkets Italiani hanno ripreso in mano il dossier quotazione.

Anche perché, si legge su MF, proprio per finanziare l'acquisto delle quote dagli altri due eredi (i figli di primo letto Giuseppe e Violetta) è stato emesso un bond da 1 miliardo e le banche d'affari hanno capito che questa potrebbe essere la volta buona per far debuttare il big della Gdo sul listino milanese.

E seppure vi sia differenza, dimensionale e gestionale, tra Esselunga e le varie Wal-Mart (Usa), Carrefour (Francia), Tesco (Uk) e Ahold Delheize (Olanda-Belgio) ai loro valori bisogna fare riferimento. In base ai multipli Ev/ebitda al 2019, che oscillano tra le 5,89 e le 9,63 volte, al momento è plausibile assegnare un enterprise value medio di Esselunga di 4,7 miliardi.

Da questa soglia ipotetica vanno però scontate alcune variabili: il rischio-paese Italia, le ipotetiche chiusure domenicali e il fatto che Esselunga, a differenza dei competitor, non ha presenza internazionale, si può stimare un valore totale del gruppo, che quest'anno registrerà un fatturato vicino agli 8 miliardi, che oscilla tra i 4 e i 4,5 miliardi.

E mentre il processo sta partendo e vanno trovati advisor e banche, chi avrà sicuramente un ruolo di primo piano è Unicredit che potrebbe essere la banca capofila dell'ipo.

red/fch

 

(END) Dow Jones Newswires

October 12, 2018 02:24 ET (06:24 GMT)

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