Unicredit: con Enria all'Eba torna al centro di M&A (Mi.Fi.)
12 Novembre 2018 - 9:15AM
MF Dow Jones (Italiano)
Il passaggio del tecnocrate Andrea Enria dalla guida dell'Eba a
quella della vigilanza Bce coincide con il trasloco della stessa
agenzia da Londra a Parigi, in seguito a Brexit. Un trasferimento
che aggiunge attese per una fase nuova nel riassetto bancario in
Europa, soprattutto per una possibile ripresa delle aggregazioni
crossborder. Il grande risiko europeo non è riuscito a decollare
sostanzialmente per due motivi: l'esplosione della crisi globale
nel 2008 e la rigida ri-regolamentazione bail-in. Al suo esordio la
supervisione Bce, pilotata dalla francese Danièle Nouy, si è
attenuta a una gestione molto burocratica di protocolli e standard,
soprattutto in chiave di pulizia dei conti e di riforma di profili
di governance. Nessuna apertura è venuta in termini di uso
flessibile del m&a per risolvere salvataggi o stimolare
razionalizzazioni e investimenti in fintech. In questo senso
l'Italia è stata l'esempio più eclatante: a una raffica di dissesti
più o meno pilotati dalla Bce (da Mps alle Popolari venete) si è
affiancata una sola fusione, quella fra Banco Popolare e Bpm , fra
continui vincoli e rallentamenti da parte della Nouy.
Certamente, scrive Milano Finanza, dalla supervisione Bce non è
mai giunta alcuna spinta a risolvere sul terreno delle aggregazioni
crossborder neppure casi come Commerzbank (nazionalizzata dal 2009)
oppure Deutsche Bank , sotto continui attacchi di grandi fondi non
europei. È vero che l'unica vera operazione di successo in campo
transeuropeo rimane Unicredit-Hvb-BankAustria (di scala minore
resta la penetrazione francese in Italia: BnpParibas su Bnl e
Crédit Agricole su Cariparma). Fallimentare si è, invece, rivelato
l'assalto di Abn Amro all'Antonveneta seguito in corsa dal
maxisalvataggio del gruppo olandese da parte di Rbs e Fortis
(subito crollate nel 2008 assieme alla stessa Abn) e Santander. Ma
è stata una filiera di deal costruita con motivazioni
esclusivamente finanziarie e lontane da logiche industriali.
La stessa Nouy, in ogni caso, non ha mai potuto negare in molti
speech che la via delle aggregazioni resti maestra per accelerare
l'irrobustimento del sistema bancario europeo. Ora la promozione di
Enria e il trasferimento dell'Eba a Parigi (più importante del
passaporto del nuovo capo) attendono solo la nomina più attesa per
la nuova governance finanziaria europea: quella del successore di
Draghi al vertice Bce. Posizione per la quale i bookmakers puntano
sempre su un francese: il governatore François Villeroy de Galhau o
il direttore generale Fmi, Christine Lagarde. La frontiera
Italia-Francia, chiusa sul piano politico dalla confrontation fra
il presidente Emmanuel Macron e il governo Di Maio-Salvini,
potrebbe dunque risultare assai più aperta se vista dalle finestre
dell'Eurotower e da una Vigilanza che rischia di essere molto
debole alle pressioni che verranno dal fronte franco-tedesco.
Chi aprirà le danze? Gli operatori concordano che la prima sarà
UniCredit. La banca, che l'Azienda-Germania considera in parte
propria, rimane un player potenziale di primo livello nel risiko
bancario che riprenderà nel 2019, a cavallo del grande rimpasto
politico-istituzionale imperniato sull'approdo del popolare tedesco
Manfred Weber alla guida della Commissione Ue. Ecco allora spiegato
il persistere di voci insistenti sui progressi del dossier
UniCredit-SocGen . Dopo aver approvato i conti dei primi nove mesi
l'istituto di piazza Gae Aulenti, dove si è dimesso il
vicepresidente Andrea Sironi, sembra aver inevitabilmente imboccato
la strada del merger. Il fiato corto dei ricavi e l'esigenza di
nuovi capitali non lasciano grandi spazi di manovra. Come è
risaputo Jean Pierre Mustier, se potesse scegliere, stringerebbe
subito un accordo con SocGen di cui conosce perfettamente pregi e
difetti. Ma se questa strada non fosse politicamente percorribile
si potrebbe aprire il fronte tedesco.
red/lab
(END) Dow Jones Newswires
November 12, 2018 03:00 ET (08:00 GMT)
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