Della vicenda Carige, Raffaele Mincione è il personaggio del giorno: il finanziere per il quale si sospetta il conflitto di interesse per il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Mincione, 54 anni compiuti oggi, doppio passaporto italiano e britannico, azionista con il 5,4% di Carige, si è dimesso dal consiglio dell'istituto il 22 dicembre dopo il «no» all'aumento di capitale da parte del primo socio, la famiglia Malacalza.

In un'intervista al Corriere della Sera, Mincione spiega che «a settembre (quando si votò sul cambio del consiglio di amministrazione, ndr) dicemmo che non era intelligente sostituire il management, che la banca era in una situazione molto fragile, che bisognava andare a una fusione in tempi brevi e che invece tutto quello che stava mettendo in piedi Malacalza avrebbe potuto causare quello che poi è successo».

Ma nel frattempo erano emerse perdite per 257 milioni su crediti, sotto la gestione che Vittorio Malacalza e i figli Davide e Mattia hanno voluto rimuovere.«Era tutto già scritto nel bilancio: che c'era stata una ispezione e che la Bce avrebbe dovuto comunicare i valori delle perdite. Ricordo che Fabio Innocenzi alla prima riunione del consiglio mi disse che Carige era una bellissima realtà che con un po' di internet banking sarebbe diventata una banca regionale fortissima. Io l'ho guardato sconvolto: non c'era né il tempo né il denaro per farlo. E devo dire la verità: il presidente Pietro Modiano, molto cavallerescamente, il 22 dicembre è venuto da me e mi ha detto "È difficile ammettere di sbagliarsi, a una certa età, ma ti devo chiedere scusa, mi sono sbagliato". E mi ha abbracciato».

Dunque Malacalza ha fatto perdere tempo prezioso? «Sì, e su questo riesco a capire il senso di fastidio delle autorità ad avere un singolo investitore al 27,5% che controlla board e assemblea: Ma riconosco che è anche difficile digerire 400 milioni di perdita. Ma questo fa sì che uno, nel tentare di recuperare del denaro, acceleri il problema, perché si perde di lucidità».

Però, scusi, è stata la Bce ad autorizzarlo a salire al 28% pur di avere coperto l'aumento di capitale nel 2017. Poi non possiamo lamentare che ci sia un socio che vuole decidere. "Lo dice lei. E non mi sento di essere in disaccordo".

Carige va nazionalizzata? «Siccome c'è ancora tanto valore in Carige, spero e sono convinto che nelle prossime settimane arrivi qualcuno che faccia una proposta che aiuti il governo a non dover entrare in questa partita. Sono convinto che debba essere una banca italiana, che possa essere interessata anche geograficamente».

Ha citato il governo. Che rapporti ha con Conte? Lui dice che non la conosce, eppure lei ha chiesto proprio all'avvocato Conte, a maggio, un parere su Retelit, una società che stava scalando... «Io non faccio politica, e trovo insensato l'andare contro le più ovvie prove per dire delle cose totalmente stupide. Prima cosa: l'operazione che il governo ha portato avanti non ha fatto altro che azzerare, di fatto, l'equity di tutti. Allora io mi chiedo: come può il mio presunto amico avermi aiutato azzerandomi i soldi? Seconda cosa: noi abbiamo chiesto sul tema Retelit un parere a uno studio legale, che purtroppo aveva scritto un'opinione che non andava nella nostra direzione. Quindi ci ha suggerito il nome di un avvocato che aveva la nostra stessa scuola di pensiero. Era quello di Conte, che non era ancora nessuno ma dopo l'opinione è diventato primo ministro. Uno deve pur lavorare, no? Io Conte non l'ho mai incontrato, non lo conosco, non gli ho mai dato un incarico, lo ha fatto uno dei miei collaboratori. Mentre il professor Guido Alpa, che sarebbe il nostro presunto trait d'union, era per il dossier Carige la persona più giusta per lavorare con noi visto che era stato consigliere della banca, da cui si era dimesso denunciando tante cose sbagliate».

Quanto ci ha perso? «Venti milioni, soldi miei. L'ho presa male. Sono un'inguaribile ottimista e speravo di risolvere questa storia, nonostante chi investa nelle banche venga visto come l'uomo nero. Anche i miei investitori non sono rimasti contenti. Ma io ho perso più di loro».

Quanto investite in Italia? «Su un miliardo in gestione, circa 500-600 milioni. Su Mps ho investito 40 milioni, ne ho persi 14. Su Bpm ho fatto una grossa plusvalenza, altrimenti non mi potrei permettere queste perdite. Su Tas siamo a 10-12 volte il prezzo cui siamo entrati. Retelit va meno bene ma sono fiducioso.

red/fch

 

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January 10, 2019 02:37 ET (07:37 GMT)

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