B.Carige: Bagnai, il soccorso e' pronto (Mi.Fi.)
14 Gennaio 2019 - 08:35AM
MF Dow Jones (Italiano)
Alberto Bagnai, presidente della Commissione Finanze del Senato,
leghista, considera la soluzione adottata per Carige come
obbligata.
Domanda. Perché avete deciso di intervenire su Carige?
Risposta. Mi sia consentita una precisazione non irrilevante: è
il governo, e non il Parlamento, che può intervenire e ha deciso di
farlo. La motivazione prossima, che da parlamentare trovo corretta,
è stata il commissariamento dell'istituto da parte della Bce,
intervenuto il 2 gennaio.
D. Sulla bozza del decreto circolata nei giorni scorsi c'era la
data novembre 2018; allora perché si è aspettato fino a
gennaio?
R. Che Carige presentasse criticità era cosa nota da anni. Posso
presumere che il governo si tenesse pronto a intervenire e che lo
abbia fatto appena ciò si è reso necessario, a dimostrazione del
suo senso di responsabilità, senza creare inutili allarmismi
rispetto al percorso di risanamento che era stato prospettato. Ciò
stabilisce una discontinuità rispetto ai governi precedenti: basti
pensare alle tormentate vicende del salvataggio Mps .
D. Letto il testo del decreto, oggettivamente sembra la
fotocopia di quello Mps . Dove è la differenza?
R. Leggendo certi commenti sembra che qualcuno si chieda perché
il governo non stia applicando la legge bancaria del 1936! Oggi
casi come quelli di Mps e Carige sono disciplinati dalla Brrd e
dalla Comunicazione della Commissione Ue dell'agosto 2013 sugli
aiuti di Stato in caso di crisi bancarie. Non è quindi strano che i
termini dell'intervento nei due casi siano formalmente identici. Le
differenze sostanziali sono nella tempestività e nell'impatto sui
cittadini. In particolare, nel caso di Carige non c'è stato alcun
esproprio di risparmiatori. L'intervento di stabilizzazione
dell'istituto ha tutelato i correntisti al punto da rendere
l'opzione di ricapitalizzazione precauzionale, secondo i
commissari, un evento del tutto residuale. Nel caso Mps fu una
scelta che si rese obbligata e urgente dopo i vani tentativi di
trovare una soluzione di mercato in ossequio alle sollecitazioni
della Commissione.
D. Per Carige è meglio una fusione con qualche altra banca
privata o la ricapitalizzazione pubblica?
R. La strada delle fusioni, via moral suasion della Vigilanza,
in passato non ha sempre avuto esiti brillanti. Occorre quindi
cautela. Dobbiamo però interrogarci su quali scenari siano
praticabili nell'attuale contesto normativo europeo, che insieme
con altri economisti della Lega ho criticato fin da quando era in
fase di elaborazione. Questo approccio è viziato da un'ipocrisia di
fondo: la ricerca di soluzioni di mercato, per evitare usi
opportunistici delle garanzie pubbliche, urta col fatto che quando
gli istituti in crisi sono realmente sistemici l'intervento statale
è inevitabile. Il problema del "too big to fail", insomma, non è
risolto da queste norme e non lo si risolverà certo a colpi di
fusioni.
D. I 5 Stelle insistono sulle nazionalizzazioni. Anche lei crede
sia meglio che Mps resti pubblica e magari lo diventi anche Carige
?
R. Non mi risulta che la nazionalizzazione sia una strada
praticabile con le regole attuali. Le regole per gli amici si
interpretano, ma questa maggioranza non ha ancora molti amici in
Europa. Suppongo che se una grossa banca tedesca andasse in crisi
si parlerebbe di nazionalizzazione senza tabù, con la citata scusa
del "too big to fail", ma qui e ora questo dibattito è meramente
accademico. Il punto è un altro: siamo tutti convinti della
necessità di intervenire per sanare il progetto zoppo e asimmetrico
di Unione Bancaria, anche a costo di porre il veto su ulteriori
sviluppi disfunzionali? Credo che il tema su cui sollecitare il
governo sia questo. L'asimmetria sta nel fatto di aver introdotto
regole che ci proibiscono l'intervento pubblico dopo che le banche
del Nord avevano risolto con soldi pubblici i loro problemi,
causati perlopiù da operazioni di finanza speculativa; ricordiamo
che il problema dei derivati e di altri strumenti illiquidi nei
bilanci delle banche tedesche è ancora attuale. La zoppia sta
nell'aver accantonato la garanzia europea sui depositi, senza la
quale ogni intervento di vigilanza, come il commissariamento di
Carige , rischia di scatenare una corsa agli sportelli dei
correntisti.
D. Che senso ha fare una seconda commissione d'inchiesta sulle
banche dopo quella chiusa giusto un anno fa?
R. Direi che la vicenda Carige è una risposta sufficiente. La
Commissione con la quale il Pd in pochi mesi ha giudicato se stesso
avrà certamente fatto un ottimo lavoro, ma a quanto pare sono
necessari approfondimenti.
D. Quanto è in salute il sistema bancario nazionale?
R. Come il Paese, così il suo sistema bancario ha dimostrato
notevole resilienza a regole che amplificano l'impatto della crisi.
Lo dimostra il rapido smaltimento delle sofferenze nell'ultimo
anno. Anche qui, tuttavia, ravviso uno strabismo normativo. Da un
lato l'Ue sembra voler affidare questo smaltimento a meccanismi di
mercato; penso alla proposta di direttiva Com 135 sui gestori di
crediti. Dall'altro introduce regolamenti penalizzanti per noi,
perché forzano uno smaltimento anticipato con ovvi effetti
distorsivi al ribasso sui prezzi, che rischiano di devastare i
bilanci degli istituti a beneficio degli operatori specializzati. E
le nostre banche hanno già sperimentato simili danni. Una volta di
più le regole, piuttosto che a mettere tutti nelle stesse
condizioni, sembrano volte a cristallizzare rapporti di forza. La
vera domanda è quindi quanto sia finanziariamente e politicamente
sostenibile un progetto costruito in questi termini.
red
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January 14, 2019 02:20 ET (07:20 GMT)
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