Il Cda di Tim "non è l'espressione di un singolo socio".

Questo uno dei passaggi del documento "di osservazioni sui rilievi di cui

la Società è stata fatta oggetto" approvato oggi dallo stesso Consiglio

che "interviene per ristabilire un corretto quadro informativo" con

"riferimento alle contestazioni e ai rilievi di cui la Società e i

suoi organi sono stati fatti oggetto, quali risultanti in particolare

dalla documentazione pubblicata dal socio Vivendi S.A. in occasione della

sollecitazione di deleghe in corso e dalla relazione redatta dal Collegio

Sindacale della Società"

"In data 8 marzo 2019, scrive il Cda, il Collegio Sindacale di Telecom

Italia ha pubblicato la relazione nel cui ambito informa che il socio

Vivendi e il Consigliere de Puyfontaine (che di Vivendi è il Ceo) imputano

a questo Consiglio una serie di comportamenti ritenuti illeciti, tra loro

concatenati, volti a sostenere gli interessi di uno specifico socio

(Elliott) "con grave danno (tra l'altro) all'efficiente gestione di TIM,

ai risultati, all'immagine e alla credibilità della Società sui mercati e,

conseguentemente, a tutti gli investitori della Società".

In sintesi, secondo il socio Vivendi e il Consigliere de Puyfontaine, il

Consiglio avrebbe

(i) attuato un indebito processo di impairment da cui sarebbe conseguita

l'altrettanto indebita svalutazione dell'avviamento per complessivi euro 2

miliardi nel resoconto intermedio di gestione al 30 settembre 2018;

(ii) utilizzato le circostanze che hanno portato all'impairment per

revocare le deleghe attribuite al Consigliere Amos Genish;

(iii) violato le regole di governance nel processo che ha portato alla

suddetta revoca;

(iv) violato le regole di governance nel processo di attribuzione delle

deleghe al Consigliere Luigi Gubitosi;

(v) violato la normativa vigente in occasione della richiesta di Vivendi

di convocare l'Assemblea degli azionisti di TIM per:

(a) il conferimento dell'incarico di revisione per il periodo 2019-2027;

(b) la revoca di cinque Amministratori nelle persone dei Consiglieri

Fulvio Conti, Alfredo Altavilla, Massimo Ferrari, Dante Roscini e Paola

Giannotti de Ponti, nonché

(c) la nomina di cinque Amministratori nelle persone dei Signori Franco

Bernabè, Rob van der Valk, Flavia Mazzarella, Gabriele Galateri di Genola

e Francesco Vatalaro, in sostituzione di quelli revocati;

(vi) violato la normativa vigente in occasione della comunicazione al

mercato di risultati preliminari 2018 inferiori al consensus e di stime

prudenti per il primo semestre 2019, asseritamente così provocando un

deprezzamento del titolo, oltre che una perdita di fiducia degli

investitori.

Tutti gli episodi di cui sopra, prosegue il documento del Cda, si

sarebbero verificati in un contesto caratterizzato - secondo Vivendi e il

Consigliere de Puyfontaine - da una serie sempre più evidente di conflitti

di interesse, acuiti dal fatto che il Consiglio di Amministrazione si

sarebbe avvalso dell'advisor legale di Elliott nella preparazione delle

decisioni consiliari. Spetta agli azionisti - e alle Autorità competenti -

valutare l'operato di questo Consiglio. Quello che qui preme è ristabilire

un piano di parità informativa per consentire a ognuno di giungere a

conclusioni informate in vista dell'Assemblea convocata per il prossimo 29

marzo.

Prima di entrare nel merito dei singoli punti, due doverose premesse.

La prima: questo Consiglio non è l'espressione di un singolo socio. La

lista da cui è stata tratta la maggioranza degli Amministratori (dieci su

quindici) è stata presentata da un azionista che deteneva, all'epoca

dell'Assemblea del 4 maggio 2018, l'8,85% del capitale sociale. Tale lista

ha ottenuto il voto favorevole del 33,47% del capitale sociale: è allora

del tutto fuorviante catalogare questo Consiglio come espressione di

Elliott. E ciò anche senza contare il fatto che tutti gli amministratori

tratti dalla lista Elliott godevano - e godono tuttora, a eccezione del

Consigliere Luigi Gubitosi che ha perso tale requisito per effetto

dell'attribuzione della carica di Amministratore Delegato - della

qualifica di "indipendenti", circostanza accertata dal Consiglio in data 7

maggio 2018 con il voto favorevole di tutti i Consiglieri presenti, e poi

confermata (questa volta a maggioranza, non essendo condivisa da due

Consiglieri, che indipendenti non si qualificano) il 20 febbraio 2019.

La seconda: questo Consiglio non condivide le valutazioni critiche

espresse dal Collegio Sindacale nella relazione resa ai sensi dell'art.

153 del d.lgs. n. 58/1998 dell'8 marzo 2019 in merito a presunte

asimmetrie informative o vizi procedurali. Qui non si intende peraltro

polemizzare su singoli aspetti o passaggi del documento, ma semplicemente

rappresentare in modo unitario i contenuti della vicenda, affinché

ciascuno possa addivenire ad una valutazione informata dei comportamenti

tenuti dagli organi della Società. In questo senso, le osservazioni

contenute al successivo punto 7 vengono svolte solo al fine di evidenziare

le incongruenze contenute nel documento intitolato Rilievi del Collegio

Sindacale di TIM pubblicato dal socio Vivendi.

com/mcn

 

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March 14, 2019 14:30 ET (18:30 GMT)

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