Banca d'Italia ha terminato da poco un'ispezione in Banca Intermobiliare. E' quanto hanno spiegato, a MF DowJones, alcune fonti a conoscenza del dossier.

Sebbene il tema non sia imminente, potrebbe rendersi necessario un nuovo aumento di capitale dopo quello da 91 milioni che nel dicembre scorso aveva portato il Fondo Attestor (tramite Trinity Investments) a detenere oltre l'89% del capitale dell'istituto torinese.

La ricapitalizzazione da 91 milioni era servita principalmente per coprire la perdita derivante dal deconsolidamento delle esposizioni deteriorate presenti in portafoglio con una cartolarizzazione di crediti per 601,1 milioni di euro.

Ora, complice il calo delle masse scese sotto ai 5 miliardi di euro (erano pari a 5,5 mld a fine dicembre 2018) e gli alti costi operativi, la sostenibilità dell'istituto, nel lungo termine, potrebbe non essere così scontata senza un'operazione di ricapitalizzazione (risultanze ufficiali da Via Nazionale circa l'esito dell'ispezione non sarebbero ancora arrivate a Bim e sono attese entro la primavera).

Questo anche perché parte degli obiettivi strategici definiti nel piano industriale non si sono realizzati. E le masse oggi sono difficilmente in grado di sostenere le perdite operative. I costi operativi, pari a 88,1 milioni al 31 dicembre 2018, erano in aumento del 5,7% rispetto agli 83,3 mln al 31 dicembre 2017, gravati da oneri straordinari (12,5 mln al 31 dicembre 2018) relativi alle operazioni straordinarie oltre ai progetti di migrazione, riorganizzazione e incentivi all'esodo, al netto dei quali si registrerebbero costi ricorrenti in riduzione del 9,4%.

L'aumento di capitale potrebbe non essere l'unica strada. Bim è infatti già alla ricerca di ipotesi di valorizzazione. Il Cda ha conferito mandato al presidente e all'a.d. di richiedere al socio di controllo di voler valutare e supportare ipotesi di accelerazione del piano industriale anche per il tramite di opzioni che vedano la banca con un ruolo attivo nel consolidamento del settore tramite per esempio fusioni e acquisizioni. A tal fine, spiegava una nota dell'istituto lo scorso febbraio, prevedendo la costituzione di un apposito comitato strategico composto dall'a.d. Matteo Colafrancesco (che ha un contratto di 7 anni ma potrebbe non essere più candidato nel ruolo di a.d. alla prossima assemblea), dal vice presidente Pietro Stella e dal consigliere indipendente Maria Paola Clara. L'azionista ha riscontrato positivamente la richiesta, conferendo mandato all'advisor finanziario Vitale&Co. La banca, contattata in merito all'ispezione di Bankitalia e a eventuali necessità di aumenti di capitale, rimanda all'ultima posizione ufficiale riportata nel comunicato stampa dell'8 febbraio circa i risultati finanziari e la nomina dell'advisor.

La ricerca del partner è aperta a 360 gradi. Il private banking è un mercato interessante e attraente in Italia e il business potrebbe avere un certo appeal per potenziali compratori.

cce

 

(END) Dow Jones Newswires

March 19, 2019 12:12 ET (16:12 GMT)

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