Rpt..Tim: giochi quasi fatti a quattro giorni dall'assemblea
25 Marzo 2019 - 07:18PM
MF Dow Jones (Italiano)
(si rinvia take delle 17h46 con testo corretto)
A pochi giorni dall'assemblea generale di Tim dove andrà in
scena l'ennesimo braccio di ferro tra Vivendi ed Elliott, i giochi
sembrano ormai fatti.
Con un'adesione alla riunione attesa attorno al 60% e con il
concomitante fronte compatto dei proxy advisor che hanno
consigliato ai grandi investitori istituzionali di sostenere le
ragioni del fondo di Paul Singer, a meno di improbabili sorprese
dell'ultima ora diventa via via più complicato per i francesi
riuscire a far valere le proprie ragioni e riprendere le redini di
Telecom.
Spodestata dal controllo del Board in occasione dell'assise del
4 maggio 2018, la media company transalpina - principale azionista
di Tim con una quota del 23,94% - è ora rappresentata in Consiglio
da cinque soli amministratori e in virtù del ribaltone ha perso
anche direzione e coordinamento del gruppo italiano delle tlc.
La maggioranza in Cda è costituita oggi da dieci consiglieri
indipendenti scelti da Elliott, che a sua volta detiene una
posizione complessiva del 9,4% in Tim: pochi mesi fa, l'operato di
cinque di essi è stato contestato da Vivendi, che a vario titolo ne
ha messo in dubbio l'effettiva indipendenza e ne ha chiesto la
rimozione e la conseguente sostituzione con cinque profili da essa
indicati.
Tra i cinque consiglieri che rappresentano ancora le istanze del
primo socio del gruppo italiano figura anche l'ex a.d. Amos Genish,
a cui il Consiglio stesso - con una decisione presa a maggioranza a
metà dello scorso novembre - aveva ritirato le deleghe operative.
La deposizione del top manager israeliano era avvenuta perché
quest'ultimo, secondo quanto era emerso, avrebbe nascosto al Board
il progressivo deterioramento dell'andamento industriale
dell'azienda, con conseguente scostamento dai target indicati nel
Piano strategico. Un fattore che ha poi contribuito a decretare una
svalutazione dell'avviamento da due miliardi di euro e a mandare in
rosso i conti dell'intero esercizio.
Ago della bilancia in assemblea potrebbe essere ancora una volta
la Cassa Depositi e Prestiti, forte di una partecipazione del 9,8%
costruita a fronte di un investimento da 1,05 miliardi. Appare
tuttavia improbabile che la Cassa decida di non presentarsi, di
astenersi dal voto o di votare disgiuntamente, ripartendo in misura
equa tra i due contendenti le 'munizioni' di cui dispone. Al
contrario, il mercato dà ormai per scontato che i voti del braccio
d'investimento del Mef guidato da Fabrizio Palermo finiscano
compatti a sostegno della causa del fondo Elliott e sanciscano di
conseguenza il mantenimento dello status quo.
Una situazione quest'ultima che potrebbe agevolare
l'individuazione di sinergie con Open Fiber - partecipata
pariteticamente dall'Enel e dalla stessa Cdp - che porterebbero a
un significativo risparmio sul fronte degli investimenti, riducendo
il rischio per entrambe le aziende di doversi accollare sanguinose
duplicazioni di costi. Su questo fronte va ricordato che pochi
giorni fa possibili operazioni in questa direzione erano state
benedette dal presidente dell'Acri, Giuseppe Guzzetti, a nome delle
fondazioni di matrice bancaria che detengono circa il 16% della
Cassa.
ofb
ofb
oscar.bodini@mfdowjones.it
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March 25, 2019 14:03 ET (18:03 GMT)
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