ENEL Enel Spa

Si apre la stagione di caccia delle privatizzazioni. I tecnici del ministro Giovanni Tria sono al lavoro per individuare le possibili opzioni che consentano anche solo di avvicinarsi all'obiettivo di 18 miliardi di introiti da cessioni, indicato per il 2019 dall'ultima manovra di bilancio.

Un compito non facile ma ancora più importante dopo il peggioramento dei conti pubblici italiani, certificato in questi giorni anche dall'Ocse (deficit/pil al 2,5% e debito/pil al 134%), che ha spinto il responsabile del Tesoro a rilanciare il dossier dismissioni. Secondo i piani del governo dal mattone pubblico dovrebbero arrivare poco meno di 2 miliardi, mentre il resto è da scovare tra le pieghe delle partecipazioni ancora nel forziere del Tesoro.

Così, secondo indiscrezioni raccolte da MF-Milano Finanza, si starebbe facendo strada l'idea di ricorrere nuovamente, come già fatto in passato, a una limatura della partecipazione pubblica in alcune delle quotate direttamente in pancia al Mef, anche se in misura minima, in modo da non rischiare in alcun modo di perdere il controllo dei gioielli di famiglia. In portafoglio ci sono ancora il 4% dell'Eni (il 26% è in Cassa Depositi e Prestiti), il 29% di Poste Italiane (Cdp ha il 35%), il 23,5% di Enel , il 32,4% di Leonardo e il 68% di Banca Monte dei Paschi di Siena (tabella qui accanto). Un tesoretto da oltre 23 miliardi dal quale, secondo le ipotesi allo studio, si potrebbe ritagliare piuttosto facilmente qualche miliardo di euro. Poco, rispetto agli obiettivi dell'esecutivo, ma sufficiente per dare un segnale ai mercati e all'Europa sulla volontà di invertire il trend del debito pubblico italiano, che ormai da anni viaggia pericolosamente oltre il 130% del prodotto interno lordo.

red/lab

(END) Dow Jones Newswires

April 03, 2019 02:32 ET (06:32 GMT)

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