Automotive: accordi Volkswagen e Bmw puntano a monetizzare big data (Mi.Fi.)
08 Aprile 2019 - 9:26AM
MF Dow Jones (Italiano)
C'è una fabbrica che produce beni e una che produce dati. Ma la
catena di montaggio è una sola. La fabbrica del futuro avrà un
gemello digitale, nato dalle informazioni trasmesse da macchinari
intelligenti e interconnessi. Il flusso informativo generato
dall'impianto fisico servirà a quello virtuale per scovare errori,
inefficienze, guasti nel sistema produttivo. Questa enorme mole di
dati verrà immagazzinata e analizzata nel cloud: la fabbrica di
domani sarà delocalizzata fra le nuvole. Robotica avanzata,
Internet delle cose (IoT) e cloud sono i pilastri della smart
factory, l'azienda intelligente. Il modello è ancora incompiuto, ma
già esistono applicazioni interessanti.
"Solo negli ultimi anni queste tecnologie hanno raggiunto la
maturità necessaria, in termini di funzionalità e prezzi, a varcare
i cancelli della fabbrica", spiega a Milano Finanza Jacopo
Brunelli, managing director di Boston Consulting Group. "A livello
globale l'adozione è al 40-45%, ma si prevede che possa raddoppiare
nel giro di tre anni". Stando a un sondaggio di Bcg, per esempio,
l'87% delle aziende italiane ha in piano di integrare la robotica
avanzata nel processo produttivo entro il 2022. Intanto però il
treno di industria 4.0 corre veloce e il biglietto per salire è
caro. "Per capacità di investimento e di attrazione di talenti le
grandi imprese hanno più possibilità di agganciare la rivoluzione
tecnologica", osserva Brunelli. "Sotto questo aspetto le pmi
italiane potrebbero essere svantaggiate. D'altro lato, le minori
dimensioni consentono flessibilità e velocità di risposta al
cambiamento superiori".
Grazie agli incentivi del Piano Nazionale Industria 4.0. molte
aziende italiane hanno abbracciato l'innovazione: basti pensare
che, secondo i dati dell'Osservatorio del Politecnico di Milano,
nel 2017 il mercato Industria 4.0 valeva quasi 2,4 miliardi di
euro, il 30% in più dell'anno precedente. Una crescita proseguita
nel 2018 e solo parzialmente rallentata nei primi mesi di
quest'anno a causa della frenata economica.
"In Italia quasi un'azienda medio-grande su tre ha iniziato a
lavorare su questa trasformazione con più di un progetto", calcola
Giovanni Miragliotta, direttore dell'Osservatorio. "Tuttavia,
mentre in Germania governo e industria si muovono all'unisono verso
la piattaforma manifatturiera del futuro, in Italia non esiste
ancora un sistema unico e coerente". Le eccellenze infatti non
mancano (Brembo, Ansaldo, Toyota Material Handling, solo per
citarne alcune), ma per sfruttare al massimo la smart factory è
indispensabile una filiera allineata.
"È importante che i capofiliera sappiano portare tutta la catena
del valore a modernizzarsi e ad adottare queste tecnologie",
avverte Brunelli. La grande industria deve insomma fungere da
locomotiva e trainare il vagone dei fornitori verso l'industria
4.0. Di recente Volkswagen e Bmw hanno fatto il primo passo in
questa direzione. La casa di Wolfsburg ha siglato un accordo con
Amazon Web Services per portare i dati di macchinari, impianti e
sistemi di tutti i 122 stabilimenti sul cloud. Col tempo VW
integrerà in un'unica piattaforma aperta le informazioni
provenienti da fornitori, partner logistici e commerciali. Con la
costruzione di una piattaforma simile su Azure, il cloud di
Microsoft, Bmw si pone lo stesso obiettivo: accelerare lo sviluppo
di fabbriche intelligenti. Creando comunità interindustriali le due
case tedesche mirano così a migliorare l'efficienza non solo delle
proprie fabbriche, ma dell'intera filiera produttiva. E, stante lo
stretto legame esistente con l'industria dell'auto tedesca, questo
impulso non potrà che trasferirsi sulla componentistica
italiana.
red/cce
(END) Dow Jones Newswires
April 08, 2019 03:11 ET (07:11 GMT)
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