Milano Agrifood&Travel: il food sposa il turismo (Mi.Fi.)
15 Aprile 2019 - 9:12AM
MF Dow Jones (Italiano)
Il settore agrolimentare rappresenta l'11% del Pil nazionale.
Solo con i suoi prodotti Dop, Igp e Stg vale 15 miliardi mentre
muove oltreconfine un business che arriva a 40 miliardi, con un
tasso annuo di crescita composto del 4% (dati Bain &
Company).
Se poi si considera il binomio agrifood&turismo, la
percentuale sul Pil sale al 20-30% (dati Intesa Sanpaolo , pari a
4-6 volte il valore del comparto design, per esempio). In
parallelo, l'Italia è da sempre «un paese che può accogliere con
grande soddisfazione i turisti italiani e stranieri. Il turismo
nelle grandi città è esuberante, persino troppo. Da questo punto di
vista, l'Italia non finisce con Firenze, Milano, Roma, Napoli e
Venezia. In conclusione, legare agricoltura e turismo è funzionale.
Ed è un merito di questo governo averlo compreso»: ha esordito osì
Paolo Panerai, editor in chief e ceo di Class Editori , ieri a
Milano in occasione della prima edizione Milano Agrifood&Travel
Global Summit che si è svolto presso il Museo nazionale della
scienza e della tecnologia Leonardo Da Vinci . Organizzato da Class
Editori e Gambero Rosso , in partnership con Bain & Company,
l'evento ha unito infatti i due settori e li ha analizzati da vari
punti di vista (economico, finanziario, tecnologico, formativo e
concorrenziale).
In particolare, il richiamo a visitare l'Italia è legato
fortemente proprio all'enogastronomia e quindi «all'agricoltura di
qualità, attraverso prodotti rappresentativi del made in Italy», ha
concluso Panerai. Strategia confermata dall'indagine Bain &
Company sul comparto food che, oltre al peso sul Pil e al valore
dei prodotti Dop, Igp e Stg, ribadisce come ci siano due elementi
per vincere sui mercati: legarsi al territorio raccontandolo e
ottimizzare la filiera, dalla produzione alla distribuzione. Più
nel dettaglio, «del rapporto stretto tra agricoltura e turismo
possiamo dare diverse chiavi di lettura», ha detto nel suo
intervento Paolo Cuccia, presidente e ad di Gambero Rosso nonché ad
di Class Editori . «Prima di tutto finanziaria, poiché la benzina
indispensabile arriva da banche e investment bank.
C'è poi il fronte della formazione, che ha avuto una forte
crescita. Per seguire un argomento così variegato, peraltro, a
luglio Class Editori e Gambero Rosso presenteranno un altro evento:
The Best of Lombardy». Mentre dal punto di vista editoriale è stato
già lanciato il magazine Gambero Rosso Gentleman, tra food,
beverage e lifestyle. A proposito di agroalimentare, turismo e
Lombardia, ha chiosato Cuccia, «il turismo rappresenta la prima
fonte per l'export visto che se i turisti acquistano un prodotto in
cantina o da un'azienda, questo si trasforma in stimolo
all'importazione. La Lombardia ne è un chiaro esempio». Dopo
territorio e accordi di filiera, ha sottolineato Sergio Iardella,
partner di Bain & Company, per sostenere l'agrifood tricolore
bisogna aggiungere «innovazione di prodotto, maggiori competenze e
un aumento della produttività».
Considerando la frammentazione delle aziende agricole e il loro
scarso coordinamento in Italia (con 1,1 milioni di aziende agricole
e 60 mila aziende alimentari), ha sottolineato Iardella, «occorre
sfruttare la maggior attenzione dei consumatori per i cosiddetti
insurgent brand», ossia i piccoli marchi emergenti che si
distinguono da quelli mass market per innovazione e storytelling,
magari capaci di essere virali sui social. «Essere piccoli non
comporta più solo svantaggi», ha rilanciato il partner di Bain
& Company, «perché adesso le campagne, specie digitali e
social, costano meno; i capitali sono più accessibili ed è più
facile esternalizzare funzioni aziendali, contenendone i costi».
Alcuni esempi efficaci di una promozione di successo? C'è
soprattutto il caso del Prosecco alla conquista degli Stati Uniti,
ma anche quelli più particolari dei kiwi dalla polpa rossa e
gialla, delle pere anti-gocciolamento e della lattuga che ossida
più lentamente.
Stando ai dati della società internazionale di consulenza,
l'offerta alimentare globale dovrà crescere del 40-50% per
soddisfare la domanda nel 2050. Inoltre, «l'agrifood resterà
fondamentale sul fronte di private equity e m&a», prevede
Iardella. Dopo l'attenzione di questi anni «ci sarà un
aggiustamento ma restano potenziali da sviluppare». Soprattutto in
Italia, ha subito proseguito Paolo De Castro, primo vicepresidente
della Commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento
europeo, «dove serve maggiore organizzazione. Nonostante la storia
e la qualità dei nostri prodotti riconosciute dai consumatori, gli
spazi sul mercato vengono occupati da altri, perché alla fine il
consumatore sceglie prodotti stranieri. Così succede per il nostro
export da circa 40 miliardi, superato da quello tedesco a quota 80
miliardi. Mentre, in campo ortofrutticolo, la Spagna genera un
export da 14 miliardi, noi da 5».
Serve anche maggiore formazione, a giudizio di De Castro, e la
conferma arriva dai maggiori tassi di crescita delle aziende
dirette da giovani, più aperti ad approcciare tra l'altro le nuove
tecnologie. Insomma, vista la lunga tradizione italiana,
l'agroalimentare della Penisola deve sfruttare «la maggior facilità
a passare da mero prodotto a brand da raccontare», ha riaffermato
il primo vicepresidente della Commissione agricoltura e sviluppo
rurale del Parlamento europeo, che ha ricordato infine la recente
approvazione della prima direttiva comunitaria contro le pratiche
sleali tra le aziende della filiera alimentare (vedere ItaliaOggi
del 13/3/2019). Obiettivo: riequilibrare i poteri contrattuali tra
grande distribuzione organizzata (gdo) e suoi fornitori, a favore
di questi ultimi.
red
(END) Dow Jones Newswires
April 15, 2019 02:57 ET (06:57 GMT)
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