Wall Street ha gradualmente recuperato terreno, dopo che la fiducia dei consumatori americani, sui massimi da 15 anni, ha risollevato il sentiment degli investitori sulla prospettiva di crescita dell'economia del Paese per il breve e lungo periodo. Il Dow Jones guadagna lo 0,22%, l'S&P 500 lo 0,19% e il Nasdaq Composite lo 0,11%.

L'indice di fiducia dei consumatori statunitensi elaborato dall'Universitá del Michigan, secondo la lettura preliminare di maggio, si è attestato a 102,4 punti, al di sopra del consenso degli economisti a quota 97,7 punti. Il sotto-indice relativo alle aspettative si è attestato a 96 punti, mentre quello relativo alla situazione corrente è risultato pari a 112,4 punti.

La lettura preliminare di maggio ha visto l'indice di fiducia dell'Universitá del Michigan attestarsi su livelli record da 15 anni. "I consumatori vedono molto piú favorevolmente le prospettive complessive dell'economia e l'outlook di breve e lungo termine ha raggiunto i massimi dal 2004", commenta Richard Curtin, capo economista responsabile del sondaggio. Tuttavia, ha sottolineato Curtin, "le interviste sono state in gran parte realizzate prima che si verificasse la nuova escalation nelle trattative commerciali tra Stati Uniti e Cina".

Sempre sul fronte macroeconomico Usa inoltre, il superindice è salito dello 0,2% a livello mensile ad aprile, una lettura in linea con il consenso degli economisti. Allo stesso modo, la componente coincident è cresciuta, dello 0,1%, mentre quella lagging è scesa dello 0,1%.

Nel frattempo sul fronte commerciale, il Ministero del Commercio Cinese ha indicato di non avere piani per la ripresa dei colloqui con Washington, contraddicendo quanto dichiarato dal segretario al Commercio, Steven Mnuchin, che prevede la ripresa dei negoziati "a breve". Le autoritá di Pechino hanno indicato come le tariffe imposte dagli Usa siano un "grande ostacolo per la prosecuzione delle trattative".

"Il ritorno del conflitto commerciale sta spaventando i mercati", commenta David Folkerts-Landau, Group Chief Economist at Deutsche Bank, sottolineando che nuove tariffe porterebbero una forte correzione sul mercato. "Un'ulteriore escalation da parte degli Stati Uniti o una risposta piú forte di Pechino possono aumentare ulteriormente i rischi", aggiunge l'esperto.

Gli analisti di Unicredit credono che "le prossime due settimane saranno fondamentali per capire se una de-escalation è possibile".

"Anche se le prospettive non sembrano positive al momento, crediamo che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, preferirá evitare un'ulteriore escalation delle tensioni" commerciali con la Cina, commenta Keith Wade di Schroders. "Un'estensione dei dazi significherebbe spingere i prezzi al rialzo su un'ampia gamma di beni di consumo, che alimenterebbero a loro volta l'inflazione", sottolinea l'esperto.

"Sebbene Trump abbia dichiarato che sará la Cina a pagare per i dazi, i dati indicano che al momento a pagare siano i consumatori statunitensi, poichè le aziende trasferiscono su di loro i maggiori costi che devono affrontare", precisa poi Wade.

"Se gli Stati Uniti dovessero imporre dazi sui rimanenti 325 miliardi di dollari di importazioni dalla Cina, le famiglie sarebbero ulteriormente colpite", evidenzia inoltre l'analista. Pertanto, "con l'avvicinarsi delle elezioni presidenziali del 2020, il presidente Usa, Donald Trump, probabilmente vorrá evitare di colpire i consumatori attraverso i dazi".

Infine sul fronte britannico la situazione politica sta tornando a essere una forte fonte di incertezza. La premier Theresa May ha annunciato che stabilirá le tempistiche delle sue dimissioni dopo che la Camera dei Comuni avrá votato l'accordo sulla Brexit, un voto previsto per inizio giugno. La pressione si è gradualmente intensificata su May per farsi da parte, aprendo una corsa alla successione che probabilmente spianerá la strada a un esponente piú favorevole a una hard Brexit.

L'accordo sull'uscita dall'Ue, negoziato con Bruxelles dal governo May, è stato giá respinto 3 volte dalla Camera dei Comuni, portando al rinvio della data di uscita di Londra dall'Unione fino al 31 ottobre.

Sul fronte valutario, il cambio euro/usd tratta a 1,1158.

Sull'obbligazionario, il rendimento del T-Note a due anni è del 2,204%, mentre quello del decennale è al 2,396%.

voc/lus

 

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May 17, 2019 11:01 ET (15:01 GMT)

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