Nei suoi primi anni alla guida di Unicredit Jean Pierre Mustier non ha fatto della diplomazia la propria cifra distintiva. Al contrario il banchiere francese si è mosso con pragmatismo nel vecchio salotto senza troppo curarsi della cristalleria. Il credito acquistato presso gli investitori internazionali gli ha consentito di presentarsi come un manager di rottura, attento più al consenso sui mercati che alle logiche del capitalismo di relazione. Una condotta che avrebbe potuto dispiegare gli effetti più dirompenti sulla linea Unicredit -Mediobanca -Generali.

Lungo i tre perni della cosiddetta Galassia del Nord, scrive Milano Finanza, si ipotizzano cambiamenti da almeno 30 anni, ma solo con Mustier la rivoluzione è davvero sembrata alle porte. A preannunciarla sono state le schermaglie con Piazzetta Cuccia, a partire da quella sullo Ieo-Monzino, anche se la guerra fredda non si è mai trasformata in scontro aperto. La partita a scacchi tra Unicredit e Mediobanca è continuata nell'autunno scorso con la riscrittura dell'accordo parasociale della merchant, rinnovato in anticipo per l'inaspettata uscita di Vincent Bolloré. Già in quell'occasione però molti osservatori hanno avvertito un cambio di linea.

Messa da parte la vendita della partecipazione in Mediobanca , il numero uno di Unicredit si è fatto promotore di un nuovo accordo parasociale che, nelle intenzioni iniziali, avrebbe dovuto essere persino più stringente di quello effettivamente approvato. Una posizione giustificata non tanto da considerazioni di carattere finanziario, ma dalla volontà di presentarsi come il custode delle Generali . Che la compagnia triestina guidata da Philippe Donnet (stretto sodale di Mustier) sia un obiettivo sensibile lo testimonia la facilità con cui prendono corpo ipotesi di incursione. Nel marzo scorso ad esempio è bastato l'acquisto del 5% da parte di Société Générale per mettere in subbuglio la city milanese e costringere la banca francese a una puntualizzazione inusuale. Ma perché un banchiere finora refrattario alla diplomazia avrebbe scelto di presentarsi come il custode del sistema? Forse perché, suggerisce qualcuno, oggi Mustier ha bisogno di una contropartita da offrire in cambio del via libera a un'aggregazione internazionale.

L'integrazione con una banca europea di dimensioni comparabili a quelle di Unicredit e Commerzbank è senza dubbio l'obiettivo ideale. Mustier e i suoi più stretti collaboratori (a partire dal co-ceo Commercial Banking Western Europe Olivier Khayat e dal head of strategy e M&A Andrea Maffezzoni) ragionano da tempo su questa ipotesi, ma solo la rottura delle trattive con Deutsche Bank avrebbe fatto entrare nel vivo le trattative. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, in questi giorni il gruppo starebbe selezionando gli advisor e molti consulenti internazionali sono sfilati in piazza Gae Aulenti per strappare i mandati. Jp Morgan e Lazard sembrerebbero favoriti: la prima perché ha un rapporto consolidato con Mustier (di recente, ad esempio, ha curato il collocamento del 17% di Fineco ), mentre la seconda vanta nello staff di Francoforte Jorg Asmussen, già membro del comitato esecutivo della Bce ed ex vice ministro delle Finanze tedesco.

red/lab

 

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May 20, 2019 02:43 ET (06:43 GMT)

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