La divisione nel governo sulla questione Alitalia si fa sempre più evidente. Anche su questo dossier Lega e Cinque Stelle si trovano in disaccordo, con il Carroccio favorevole all'intervento di Atlantia e i grillini invece che non sono ancora pronti per questa inversione di rotta nei confronti della holding della famiglia Benetton, considerata la sola responsabile del crollo del ponte Morandi. Per questo, scrive La Stampa, chiedono l'intervento di altri soci, come il gruppo Toto o il presidente della Lazio Claudio Lotito.

Ma chi è al lavoro sul dossier è ormai convinto che l'unica alternativa sostenibile da un punto di vista finanziario sia proprio quella di Atlantia. I tecnici della società guidata dall'amministratore delegato Giovanni Castellucci sarebbero da tempo in contatto con gli esperti delle Ferrovie dello Stato, che guidano la trattativa con l'aiuto dell'advisor Mediobanca. Esiste peraltro una bozza di piano, studiata da Ferrovie e a cui avrebbe dato un apporto anche Aeroporti di Roma, società del gruppo Atlantia, in cui sono contenuti i primi dettagli del rilancio.

L'idea, prosegue il giornale, è quella di creare una nuova società - partecipata da Fs, Tesoro, Delta e appunto Atlantia - con una dotazione di circa 108 aerei, dieci in meno rispetto a quelli attuali; sarebbe previsto il taglio delle tratte a lungo raggio in perdita e di quelle a corto raggio che potrebbero essere facilmente sostituite dall'Alta velocità (i voli tra Roma e Milano verrebbero dimezzati). Il piano in questo modo punterebbe sulle tratte europee e intercontinentali.

Gli esuberi invece, sugli 11.500 dipendenti, potrebbero essere al massimo duemila. Sulla nuova governance, spiega una fonte al quotidiano, l'ipotesi è quella di un amministratore delegato italiano e un direttore operativo americano, espressione della compagnia Delta. La situazione è ancora liquida. Il dialogo comunque tra le Ferrovie e il partner più credibile, cioè Atlantia, si sarebbe arenato negli ultimi giorni, proprio per il mancato via libera da parte del leader dei Cinque Stelle Luigi Di Maio.

"Non c'è stato alcun avanzamento sul piano istituzionale", spiega una fonte al giornale. È in questo frangente che si è inserito nella trattativa il presidente della Lazio, Claudio Lotito. Sul suo nome ci sarebbero già i dubbi delle Ferrovie, gli stessi espressi anche per i Toto: cioè la sostenibilità finanziaria. Sarà ora Lotito a dover dimostrare di avere le carte in regola, e cioè una cifra tra i 200 e i 300 milioni. A guardare i numeri del variegato insieme di società che fanno capo al patron della Lazio, non si capisce da dove potrebbero saltare fuori. Un bilancio consolidato del gruppo non c'è. Ci sono una serie di società, prevalentemente del settore dei servizi di pulizia o gestione di mense. Con partecipazioni incrociate che fanno tutte capo, direttamente o indirettamente, a Lotito.

La Linda srl ad esempio, alla quale fa capo una quota della Lazio tramite la Lazio Events, ha sei milioni di euro di fatturato e un utile di 400 mila euro nel 2017. Più "solida" la Società nazionale appalti manutenzioni srl (Snam): fatturato di 30 milioni di euro, in forte calo dai 44 milioni di due anni prima, con un utile di 800 mila euro. Poi c'è la Bona Dea, la Omnia service, Roma Union Security, Gasoltermica Laurentina e una serie di società immobiliari. Alla fine, l'asset più redditizio è quello che non t'aspetti: la Lazio. L'ultimo bilancio disponibile di Lazio Events, che consolida le attività dei Biancocelesti, grazie ai ricavi della Europa League e dell'incremento dei diritti Tv, si è chiuso con un utile di 35,3 milioni. Abbastanza per coprire un mesetto almeno di perdite della compagnia aerea.

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(END) Dow Jones Newswires

June 13, 2019 02:25 ET (06:25 GMT)

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