Autostrade: Mit, ok a revoca concessioni ai Benetton (stampa)
01 Luglio 2019 - 08:38AM
MF Dow Jones (Italiano)
Il crollo del ponte Morandi ha comportato «la mancata
restituzione di un bene la cui custodia la concessione aveva
affidato ad Autostrade per l'Italia, che era tenuta a restituirlo
integro. Ciò configura un grave inadempimento che consente la
revoca unilaterale della concessione». È questa la sintesi della
relazione della commissione del ministero delle Infrastrutture e
dei Trasporti istituita dal ministro dei Trasporti Danilo Toninelli
il 29 marzo scorso.
La revoca unilaterale della concessione ad Autostrade è
legittima e non comporta il pagamento del risarcimento previsto
dalle clausole che sanzionano la chiusura anticipata del contratto,
che sarebbero nulle a causa del "grave inadempimento" del
concessionario. Tuttavia, si legge nella relazione, non è escluso
che la società possa far valere in giudizio queste clausole, e
ottenere invece il risarcimento stabilito. La revoca della
concessione inoltre potrebbe non limitarsi alla sola Liguria, ma
estendersi all'intera rete autostradale perché il crollo del ponte
Morandi di Genova, avvenuto nell'agosto dell'anno scorso, lascia
presupporre "gravi lacune del sistema di manutenzione che si
possono ritenere sussistenti su tutta la rete autostradale".
Le conclusioni della relazione, anticipate ieri sera dalle
agenzie di stampa erano nell'aria da giorni, e in qualche modo
erano state anticipate dall'attacco del vicepremier Luigi Di Maio
di giovedì scorso: "Atlantia è decotta, non può essere coinvolta",
aveva affermato il leader del M5S, riferendosi alla possibilità di
coinvolgere la holding della famiglia Benetton che controlla
Autostrade nella cordata di imprenditori che dovrebbe far ripartire
Alitalia, possibilità che invece è ben vista dalla Lega. Una
dichiarazione che aveva sollevato fortissime polemiche, e che aveva
avuto serie ripercussioni in Borsa. Lo stesso Di Maio proprio ieri
a maggior ragione ha insistito sulla correttezza di una revoca
uniterale tempestiva della concessione: "Noi ci stiamo muovendo nel
rispetto del contratto di concessione e nel solco dei contratti in
essere. Andiamo avanti, come un treno", ha scritto su Facebook.
Eppure, anche a fronte di conclusioni che sembrano
inequivocabili, la revoca non va considerata scontata: fonti vicine
al M5S, scrive Repubblica, assicurano che Di Maio e Toninelli non
si muoveranno così rapidamente, e che per il momento potrebbero
limitarsi a utilizzare la relazione per indirizzare le decisioni
rispetto ad altri dossier aperti. Soprattutto c'è l'ostacolo della
Lega, che non ha preso una posizione ufficiale, ma è evidente che
non condivide le stesse istanze di urgenza, e lo stesso "dovere
morale". A pronunciarsi con chiarezza sul tema nella parte leghista
del governo finora solo il sottosegretario alla presidenza del
Consiglio Giancarlo Giorgetti, che ha invitato i colleghi a non
prendere in considerazioni decisioni prima di una sentenza
definitiva. D'altra parte neanche il concessionario accetterebbe
una revoca unilaterale senza difendersi.
Fonti vicine al dossier spiegano che è giuridicamente scorretto
dare per scontato che il crollo del Ponte Morandi sia conseguenza
della cattiva manutenzione. Non c'è nessun automatismo
causa/effetto: il processo è ancora alle prime battute, non c'è
stato neanche l'incidente probatorio. Altra assunzione contestata è
quella secondo la quale il concessionario è stato un cattivo
custode del bene, e non sia in grado di restituirlo: il Ponte verrà
ricostruito, e già molto prima della scadenza stabilita della
concessione sarà funzionante. Osservazioni che potrebbero essere
considerate ragionevoli in un tribunale, facendo scattare le
clausole risarcitorie per il ritiro anticipato della concessione:
la commissione non quantifica la cifra, nei giorni passati lo hanno
fatto Mediobanca e altri analisti, parlando di 22-25 miliardi di
euro.
red/alu
(END) Dow Jones Newswires
July 01, 2019 02:23 ET (06:23 GMT)
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