Risparmi: ecco le ragioni della liquidità (Mi.Fi.)
22 Luglio 2019 - 8:44AM
MF Dow Jones (Italiano)
Con il Btp a 10 anni che rende l'1,6%, mentre quelli più brevi
sono scivolati addirittura in negativo, i due vicepremier che
litigano e la Bce che fa concorrenza alla Fed nel tagliare i tassi,
la voglia di investire cala. Soprattutto negli italiani, da sempre
portati ad esempio nel mondo come popolo di risparmiatori e di
amanti dei titoli di Stato. Se aggiungiamo anche la promessa del
nuovo presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, di
tenere sott'occhio i conti di Roma, si può capire perché sempre più
liquidità viene tenuta in conto corrente.
La fotografia scattata da Intesa Sanpaolo e dal Centro Einaudi
nella nona edizione dell'Indagine sul Risparmio racconta che la
casa resta al primo posto, a partire da quella di residenza, mentre
al secondo non emerge il desiderio di un rendimento di lungo
periodo (oltre i cinque anni), ma il bisogno di liquidità (37,9%).
E non a caso Bankitalia, nel bollettino relativo a maggio, segnala
che i depositi del settore privato sono saliti del 3,5% su base
annua, mentre la raccolta obbligazionaria è diminuita del 6,9%. E i
depositi bancari in conto corrente solo lievitati intanto, mese su
mese, a 1.130,657 miliardi dai 1.124,246 miliardi precedenti.
In realtà - scrive Milano Finanza - gli italiani non sono gli
unici a cautelarsi dai mercati nervosi. Basti pensare che Temasek,
la gigantesca società di investimenti controllata dal Ministero
delle Finanze di Singapore, una tripla A per Standard & Poor's,
ha alzato molto la liquidità nel corso dell'ultimo anno. Infatti ha
investito per 24 miliardi di dollari locali ma disinvestito per 28
miliardi a causa della guerra dei dazi fra Usa e Cina.
Secondo il World Wealth Report 2019 di Capgemini, nel 2018, dopo
sette anni di continua crescita, la ricchezza globale complessiva
degli High Net Worth Individual è diminuita del 3%. Si tratta di
quelle persone che hanno investito 1 milione di dollari o più in
asset, escludendo la residenza principale, beni da collezione, di
consumo e durevoli. Fra la popolazione ricca del mondo, la
liquidità, alla fine del 2018, ha superato le azioni come tipologia
di investimento più diffusa, mentre nel primo trimestre il contante
è diventata l'asset class più diffusa, rappresentando il 28% del
patrimonio finanziario degli Ultra High Net Worth Individuals. Le
azioni sono scese nel contempo al secondo posto, a quasi il 26% (in
calo del 5% rispetto al 2017).
Nella notte fra giovedì 18 e venerdì 19 luglio pareva fossero
arrivate dagli Stati Uniti due notizie che tutti i mercati stanno
cercando da tempo per poter incassare qualche lauto guadagno dopo
un 2018 di magra: il presidente della Fed di New York, John
Williams, ha detto che la banca centrale deve agire rapidamente per
annullare i segnali di debolezza economica. E i mercati hanno
interpretato queste parole come un segnale di un doppio taglio a
fine luglio, ovvero 0,5% e non 0,25% come si attendono da giorni
gli investitori. Intanto Washington ha fatto sapere che è tornata a
parlare con Pechino sulla questione dei dazi. Due ottime ragioni
per far balzare il Nikkei a Tokyo del 2%. Ma venerdì Piazza Affari
non ha brindato, anzi, a fine pomeriggio perdeva il 2%, unica borsa
europea in profondo rosso a causa degli scossoni politici in atto a
Roma.
Però in quelle ore Mike Wilson, chief investment officer di
Morgan Stanley, stava raccontando a Marketwatch (gruppo Wall Street
Journal) che "anche se non stiamo per toccare il fondo come l'anno
scorso, mi aspetto una correzione del 10% nei prossimi tre mesi", e
l'indice S&P tornerà alla fine dell'anno a quota 2.750 da circa
3 mila attuali.
red/cce
(END) Dow Jones Newswires
July 22, 2019 02:29 ET (06:29 GMT)
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