Scendono costi e ricavi, mentre gli utili salgono a doppia cifra.

Si potrebbe sintentizzare così la fotografia scattata dal centro studi Uilca Orietta Guerra sull'andamento riportato nel primo semestre dai primi undici istituti di credito italiani. In particolare, il panel analizzato comprende Intesa Sanpaolo, Unicredit, B.Mps, Banco Bpm, Ubi B., Bper, Credem, Volksbank, Creval, B.Desio e B .P.Sondrio.

Lo studio mostra infatti come i maggiori istituti del Paese abbiano visto contrarsi gran parte dei parametri del conto economico, ad eccezione dell'utile netto, sostenuto tuttavia da alcune operazioni straordinarie effettuate nel periodo.

Numeri alla mano, il margine d'interesse è sceso del 3,5% a livello tendenziale a 12,77 miliardi di euro, con una contrazione di 0,47 miliardi. Le commissioni, a loro volta, sono diminuite del 3,6% a/a a 10,44 miliardi, in flessione di 0,39 mld rispetto al dato complessivo riportato a fine giugno dello scorso anno. In flessione del 7,6% anno su anno sono poi i ricavi da negoziazione, calati di 0,39 miliardi a 2,06 mld. Complessivamente, i ricavi si sono così ridotti del 5,2% a 26,48 miliardi, con una perdita in termini assoluti di 1,46 mld.

Come detto, a crescere è invece l'utile netto, migliorato del 14,9% a 6,52 miliardi, ossia di 0,85 miliardi. Degli istituti analizzati dal sindacato, solo Volksbank ha chiuso il primo semestre in rosso, contabilizzando una perdita di 102 milioni.

Complessivamente, il cost/income di periodo vede poi un leggero peggioramento dal 55,3% del giugno 2018 al 56,2% con cui si è chiuso il primo semestre di quest'anno.

L'indagine della Uilca mostra anche la sostanziale resilienza di Intesa Sanpaolo e Unicredit. Escludendo i risultati di queste ultime dal computo totale - le due banche, assieme, cubano oltre 5,5 miliardi di utili semestrali, in miglioramento di quasi 1,2 mld rispetto a giugno 2018 - la situazione cambia infatti notevolmente: i ricavi da negoziazione flettono di quasi il 30% a 0,28 miliardi, il margine d'interesse si contrae del 5,8% a 4,12 mld e soprattutto con utili netti risultano in calo del 25,4% a 1,01 miliardi.

Sul fronte della pulizia di bilancio, la fotografia elaborata dagli esperti della sigla mostra come nell'ultimo semestre il totale dei crediti deteriorati sia diminuito di 4,1 miliardi di euro, per una massa complessiva che si è ulteriormente ridotta a 55,24 miliardi (di cui 22,27 mld di sofferenze e 31,46 mld di utp). Allo stesso modo, la ratio tra crediti deteriorati e crediti complessivi si è compressa al 4,32% dal 4,63% di fine 2018.

Per quanto riguarda la forza lavoro, infine, nell'ultimo semestre gli organici delle banche esaminate si è asciugato di altri 4.818 dipendenti. I tagli numericamente più elevati sono stati effettuati da Unicredit, Intesa Sanpaolo e B.Mps, che hanno sfoltito le linee rispettivamente di 2.242, 1.229 e 906 unità. In controtendenza Credem, B.Desio e B.P.Sondrio che hanno incrementato la forza lavoro di 28, 8 e 2 dipendenti, mentre Creval ha registrato lo stesso dato di fine dicembre 2018 (3.668 lavoratori a libro paga).

"Quando accade una contrazione dei ricavi contemporaneamente alla riduzione dei costi operativi è necessario chiedersi se la continua riduzione delle spese, soprattutto del personale è la via corretta per accrescere il valore d'impresa, oppure se vi sono altre strade da percorrere", ha commentanto il Segretario Generale della Uilca, Massimo Masi.

red/ofb

 

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August 13, 2019 06:37 ET (10:37 GMT)

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