Governo: e' già febbre per nomine di primavera ine quotate di Stato (Mi.Fi.)
07 Settembre 2019 - 8:53AM
MF Dow Jones (Italiano)
Un pugno di mesi separa il nuovo esecutivo dalla partita delle
nomine nelle quotate di Stato. Con la Lega tagliata ormai fuori dai
giochi, la nuova mappa del potere industriale che si ridisegnarà in
primavera ora è in mano a Movimento 5 Stelle e Pd. L'appuntamento è
fissato tra aprile e maggio del 2020, quando con l'approvazione dei
bilanci 2019 arriveranno a scadenza i vertici dei pesi massimi, da
Eni ad Enel , da Leonardo a Terna e Poste, solo per citare le
quotate.
Allargando alle partecipate non presenti sul listino, si arriva
a quasi 150 poltrone. Se l'ultima infornata di nomine, nel 2014, è
avvenuta nel segno del Partito Democratico, gli uomini di Nicola
Zingaretti si ritrovano inaspettatamente in gioco anche per questa
seconda tornata. Si misurerà la tenuta delle nomine renziane e
l'influenza che il senatore semplice, come Matteo Renzi ama
definirsi, sul nuovo giro di poltrone.
Ma sia rinnovi che eventuali riconferme dovranno misurarsi con
le richieste dei grillini, che hanno un vantaggio di mesi e hanno
mostrato già fin troppa disinvoltura nel mandare a casa manager non
graditi, persino in anticipo sulla scadenza: basti pensare al
vertice delle Fs, con l'ad Renato Mazzoncini sostituito l'estate
scorsa da Gianfranco Battisti, avvicendamento anticipato
irritualmente su Facebook dall'allora ministro dei Trasporti Danilo
Toninelli. Neanche il tempo di insediarsi, e Battisti si è trovato
a dover gestire la grana del salvataggio Alitalia, al 51% pubblico
come da diktat M5S. Lo spoil system post-elettorale si è abbattuto
anche su Gianni Armani, rimosso anzitempo dal vertice dell'Anas
(che ora nessuno vuole più separare da Fs). Ma quando si è trattato
di quotate, il precedente esecutivo si è mostrato più prudente,
confermando per esempio Giuseppe Bono a capo di Fincantieri e
lasciando che venisse rinnovato Stefano Cao in Saipem .
La fotografia più fedele di come Lega e 5 Stelle hanno inteso i
rapporti con i manager di Stato riporta all'incontro di quasi un
anno fa, il 10 ottobre 2018, con le quotate pubbliche convocate a
Palazzo Chigi a dare sostegno alle misure previdenziali e
occupazionali del governo, in due parole quota 100. In prima fila
Eni , con l'ipotesi di 1.700 pensionamenti a fronte di 3.600
assunzioni in 4 anni. Seguiva Leonardo, con un ciclo di nuove
assunzioni e l'impegno a investire in Italia 700 milioni l'anno al
2022. Immancabile Enel , con l'intesa per l'uscita di circa 6 mila
dipendenti entro il 2020 e il graduale inserimento di 3 mila
neo-assunti. Quella sorta di roadshow fatto in casa 11 mesi fa,
vale ancora un'apertura di credito ai manager delle partecipate
pubbliche? Sì, ma non solo.
Tra i sostenitori dell'ad di Eni , Claudio Descalzi, per
esempio, c'è il premier Giuseppe Conte. E non solo per quella
promessa di assumere da due a tre giovani per ogni dipendente
avviato alla pensione, ma anche per l'incessante espansione
internazionale del gruppo. C'era Conte accanto a Descalzi ad Abu
Dhabi alla firma del maxi-contratto da 3,3 miliardi di dollari per
l'acquisizione di Adnoc Refining. E il premier gli ha ribadito la
fiducia anche in momenti delicati. Su Descalzi pende però una spada
che in tempo di nomine ha il suo peso: il processo in corso per
presunta corruzione internazionale legato alla concessione di un
giacimento in Nigeria.
Più che solide le quotazioni di un altro manager che ha saputo
stringere un buon rapporto anche con la componente 5 Stelle del
governo, in nome della sostenibilità e delle rinnovabili: Francesco
Starace. Col nuovo esecutivo ritrova interlocutori famigliari nei
ranghi del governo e potrebbe vedere allentarsi anche la pressione
su una partita che non l'ha mai entusiasmato: la rete unica Tim
-Open Fiber.
fch
(END) Dow Jones Newswires
September 07, 2019 02:38 ET (06:38 GMT)
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