La sfida sui telepagamenti dei pedaggi autostradali, finora appannaggio di Telepass, è già cominciata. Tra i primi a lanciare il guanto c'è Unipol. Ma altre società, di cui una tedesca, Dkv, e una

francese, Axxès, hanno appena presentato la domanda per entrare nell'agone. E altri, in modi diversi come Generali Ass., si stanno muovendo. Perché la torta da dividere è grossa e parte da circa 200 milioni l'anno.

In particolare, spiega Affari&Finanza di Repubblica, si tratta dello 0,50% sugli 8,4 miliardi di pedaggi pagati ogni anno, ovvero 42 milioni. Cui si aggiungono altri 150 milioni legati all'incasso di circa 15 euro l'anno per ogni automobilista che si abbona al servizio di telepagamento (almeno così è stato finora per Telepass): gli automobilisti in Italia sono 37 milioni, Telepass ne intercetta da sola 6,5 milioni che però possiedono 12,2 milioni di apparecchi (che a 15 euro l'uno fanno un totale appunto di circa 150 milioni).

È chiaro, però, che l'ingresso di nuovi operatori può far crescere questa torta anche perché la comodità del telepedaggio invece della sosta al casello è indubbia: basta convincere più automobilisti. Ma non è finita qui: dietro il telepagamento c'è una preziosa piattaforma informatica che consente di interagire in tempo reale con l'universo degli automobilisti, e questo può stimolare le assicurazioni ma anche gli operatori dei sistemi di pagamento a offrire nuovi servizi, dalle polizze istantanee ai parcheggi, dal pagamento della spesa negli autogrill al rifornimento.

Insomma, dopo la liberalizzazione dei cieli negli anni Ottanta, quella delle ferrovie nei primi anni del nuovo secolo, ora si assisterà al completamento di quella dei telepedaggi autostradali, grazie alla direttiva del Parlamento europeo n.520 del 2019. Finora il sistema di telepagamento è stato offerto esclusivamente da Telepass, la società guidata da Gabriele Benedetto controllata al 100% da Atlantia, il gruppo che gestisce la maggior parte delle autostrade italiane. Ma ora le cose cambieranno.

In realtà la liberalizzazione sarebbe dovuta iniziare molto tempo

fa, nel 2004, ma la direttiva di allora non prevedeva un obbligo di remunerazione da parte del concessionario autostradale a chi svolge il servizio di pagamento a distanza. Le cose sono quindi rimaste ferme fino a pochi mesi fa, quando è arrivata la nuova normativa. Ora chi farà domanda per utilizzare un suo sistema di telepagamento alternativo al Telepass in Italia (ma la liberalizzazione vale ovviamente per ogni Paese europeo) si rivolge a un organo che in Italia è l'Aiscat, l'associazione delle concessionarie autostradali, che fissa il prezzo (in caso di contestazione c'è "conciliation body", istituito presso il ministero delle Infrastrutture).

In Italia il pricing è già stato di fatto stabilito nello 0,50% del transato, ovvero del pedaggio pagato, il cui totale annuo è di 8,4 miliardi. Fino ad oggi, però, Telepass è stata pagata meno, solo lo 0,28% e passerà progressivamente a partire dal 2020 allo 0,50%, così come per tutti gli altri operatori. I ricavi da fee sul transato non sono tutto: in verità rappresentano anzi per Telepass solo una piccola quota, il 15%. L'85% deriva infatti dall'abbonamento pagato dagli automobilisti, 1,26 euro al mese.

Il fatturato da tolling, a sua volta, costituisce solo il 77% di tutti i ricavi di Telepass, che ha di recente diversificato le sue fonti di business, aggiungendo le assicurazioni (il 13% del totale) e i servizi alla mobilità, parcheggi e altro (il 10%).

Chi vuol entrare in questo mercato, continua il giornale, può dunque contare su due fonti di ricavi: la fee dello 0,50% da parte del concessionario e la fee da abbonamento. Per quanto riguarda la platea di utenti con un conto corrente già "agganciato" da Telepass sono

circa 6,5 milioni, come i clienti. Tutto questo consente a Telepass di generare un fatturato di 208 milioni (2018). Ma quel che colpisce è la

straordinaria redditività: il margine operativo lordo (Ebitda) è stato di

ben 118 milioni (più della metà del fatturato) mentre l'utile netto è stato di 66 milioni (1/3 del fatturato).

Numeri importanti, che dimostrano che questo è un business relativamente "facile" e remunerativo: una volta ottenuto il via tecnologico per il "lettore" del telepedaggio, qualunque nuovo competitor che entri nel mercato può avere fatturato e utili: quanti, dipende dalla sua capacità di attrarre nuovi clienti o di strapparli a Telepass. Questa è la ragione per cui Unipol ha già inoltrato la richiesta. Le compagnie sono tra le più interessate ad approfittare di questa opportunità. Per vari motivi. Primo, hanno già milioni di clienti a cui offrire il device, magari insieme alla cosiddetta scatola nera che rileva lo stile di guida. Secondo, possono utilizzare il device anche per offrire in tempo reale altri servizi assicurativi.

Ha già capito queste potenzialità Telepass, che infatti offre, tramite una propria compagnia e Prima Assicurazioni, polizze costruite ad hoc.

Insomma, con il device per il telepedaggio, a maggior ragione se questo sistema si aggiunge alla scatola nera, si può realizzare quello che è il

nuovo must delle assicurazioni: offrire una serie di prodotti istantanei legati alla mobilità e al luogo fisico in cui ci si trova, magari in collaborazione con altri soggetti: i gestori dei parcheggi a pagamento nelle città, quelli degli aeroporti e delle stazioni ferroviarie, quelli del soccorso stradale.

Ma non è soltanto il business che sta a monte di Telepass a interessare: lo è anche la società stessa, visto che è già in grado di fare tutte queste cose e ha un vantaggio competitivo sui nuovi entranti: è leader nei telepagamenti, offre varie assicurazioni e servizi che possono soltanto espandersi nel prossimo futuro. Non è un caso che Atlantia abbia dato incarico a inizio estate a tre advisor (Banca Imi, Mediobanca e Goldman Sachs) di trovare possibili partner per il 30% della società, che è stata valutata nella sua totalità 2 miliardi di euro. Sono arrivate sul tavolo 10 offerte, mentre dopo il 31 luglio ne erano rimaste quattro: Warburg Pinqus, Apax Partners e Partners Group e un pool tra Cdp Equity, Sia (la società che gestisce i pagamenti della banche italiane) e Generali. L'ipotesi, non smentita, che quest'ultima faccia parte della partita dimostra quanto le assicurazioni possano essere interessate al variegato business di Telepass e fa il paio con le prime mosse di Unipol. Ora Atlantia ha messo l'operazione di cessione in standby, ma se andrà avanti non mancheranno certo i pretendenti.

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(END) Dow Jones Newswires

October 07, 2019 04:07 ET (08:07 GMT)

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