Eni: Descalzi, rifiuti sono petrolio del futuro (Sole)
18 Ottobre 2019 - 9:35AM
MF Dow Jones (Italiano)
"I rifiuti sono il petrolio del futuro". Lo ha detto l'a.d. di
Eni, Claudio Descalzi, in un'intervista a Il Sole 24 ore nella
quale ha spiegato i motivi per cui il gruppo punta sulla
diversificazione nelle energie rinnovabili e nell'economia
circolare: "tra 20 anni faremo meno oil e più economia
circolare".
Descalzi ha poi parlato degli obiettivi del gruppo sottolineando
come sia "meglio puntare sulla redditività della produzione, non
sulla quantità, anche se in cinque anni siamo passati da una
produzione di 1,5 milioni a oltre 1,8 milioni di barili giorno.
Così abbiamo ridotto il debito e aumentato i flussi di cassa. Nel
2014 occorrevano 114 dollari al barile per pagare i nostri costi. A
fine anno arriveremo a 5 dollari".
Quanto alla possibilità che dopo gli asset di Exxon Mobil in
Norvegia, Eni possa procedere ad altre acquisizioni nel breve-medio
periodo, "direi proprio di no -ha precisato il manager-
L'operazione norvegese è importante e permette di abbassare
l'intensità delle emissioni per barile media del gruppo. In più
abbiamo rilevato un pacchetto di energia eolica e progetti di
stoccaggio dell'anidride carbonica molto interessanti.
L'acquisizione è stata fatta aumentando il debito della società
norvegese che verrà ripagato con il suo cash flow, senza aumentare
l'indebitamento dell'Eni e raddoppiando la produzione di gruppo in
Norvegia".
Alla domanda se il gruppo stia valutando ulteriori dismissioni
in Egitto o in altri Paesi come l'Angola, il Congo o il Messico,
l'a.d. ha spiegato "è un modello innovativo che abbiamo lanciato
nel 2010. Puntiamo sulla esplorazione e, siccome siamo stati bravi
e fortunati, abbiamo scoperto giacimenti notevoli con valore
aggiunto elevato. Spesso in zone dove altri non avevano trovato
nulla. Il secondo passaggio è finanziarci cedendo quote di
partecipazioni. I risultati sono importanti e continueremo così.
Negli ultimi tre anni abbiamo puntato sulla diversificazione in
Medio Oriente, Norvegia, Messico".
La geopolitica "resta condizionante" per la politica di
approvvigionamento del greggio, "anche se la volatilità dei prezzi
del petrolio dipende da altri fattori. La riprova è che attualmente
le tensioni internazionali sono alte, ma i prezzi non salgono.
Influiscono molto di più le scelte relative ai dazi, che impattano
su crescita e investimenti".
Alla domanda su che margini abbia il gruppo per intervenire se
arrivasse una nuova fase ribassista per il greggio, Descalzi ha
messo in evidenza che "Eni è diventata la compagnia più efficiente
tra le grandi. Abbiamo riserve nostre, che sono state scoperte e
non comprate, con costi per i nuovi barili molto bassi: meno di un
dollaro, contro una media del settore di circa sei dollari. In
Africa, Messico, Abu Dhabi abbiamo costi di esercizio ridotti. Nel
2014 nell'esplorazione e produzione arrivavamo alla parità con
scenari di 45 dollari al barile, attualmente lo siamo sotto i 30
dollari".
Sulle possibili conseguenze della scelta della Turchia di
inviare una nave a cercare gas e petrolio nel Mediterraneo
orientale, "la preoccupazione c'è, come sempre quando la parola
passa alle navi da guerra. Detto ciò abbiamo un accordo con Cipro e
lo porteremo avanti. Si tratta di un'area, quella dell'Est del
Mediterraneo, che ha riserve immense: gas per 8-10 mila miliardi di
metri cubi, senza contare la Libia -ha risposto- Il Mediterraneo
orientale è una zona importante per l'intera Europa e per il mondo.
Daremo il nostro contributo affinché si lavori in pace, senza
guerre".
Quanto al fatto che da diversi anni Total ha l'Eni come
obiettivo, l'a.d. ha detto di non sapere se la società francese o
altre compagnie "sono interessate all'Eni. Di sicuro, senza il via
libera del governo italiano, nessuno potrà toccarci".
Alla domanda se c'è un futuro per una società soltanto di oil
& gas, "nel medio, lungo termine penso di no -ha precisato- La
diversificazione nelle energie rinnovabili e nell'economia
circolare è fondamentale. Eni si è già collocata sulla nuova
frontiera".
Il gruppo ha già puntato sull'economia circolare, per esempio
producendo biocarburanti ma anche nuovi materiali, come le
bioplastiche. L'impegno finanziario, ha spiegato l'a.d., è di circa
1 miliardo d'investimenti in ricerca e sviluppo e tre miliardi
nella realizzazione di progetti di decarbonizzazione nei prossimi
tre anni, che saranno determinanti. Nel macro, siamo impegnati
nella grande trasformazione della chimica e della raffinazione in
Italia, da Venezia a Gela. Nel micro, con il lancio d'impianti di
trattamento, che definiamo tascabili, per la trasformazione dei
rifiuti organici urbani in energia. I vantaggi sono il riutilizzo
totale dei rifiuti, la produzione di energia che significa meno
importazioni di petrolio e gas, l'aumento dell'occupazione e la
riduzione della componente carbonica".
vs
(END) Dow Jones Newswires
October 18, 2019 03:20 ET (07:20 GMT)
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