"I rifiuti sono il petrolio del futuro". Lo ha detto l'a.d. di Eni, Claudio Descalzi, in un'intervista a Il Sole 24 ore nella quale ha spiegato i motivi per cui il gruppo punta sulla diversificazione nelle energie rinnovabili e nell'economia circolare: "tra 20 anni faremo meno oil e più economia circolare".

Descalzi ha poi parlato degli obiettivi del gruppo sottolineando come sia "meglio puntare sulla redditività della produzione, non sulla quantità, anche se in cinque anni siamo passati da una produzione di 1,5 milioni a oltre 1,8 milioni di barili giorno. Così abbiamo ridotto il debito e aumentato i flussi di cassa. Nel 2014 occorrevano 114 dollari al barile per pagare i nostri costi. A fine anno arriveremo a 5 dollari".

Quanto alla possibilità che dopo gli asset di Exxon Mobil in Norvegia, Eni possa procedere ad altre acquisizioni nel breve-medio periodo, "direi proprio di no -ha precisato il manager- L'operazione norvegese è importante e permette di abbassare l'intensità delle emissioni per barile media del gruppo. In più abbiamo rilevato un pacchetto di energia eolica e progetti di stoccaggio dell'anidride carbonica molto interessanti. L'acquisizione è stata fatta aumentando il debito della società norvegese che verrà ripagato con il suo cash flow, senza aumentare l'indebitamento dell'Eni e raddoppiando la produzione di gruppo in Norvegia".

Alla domanda se il gruppo stia valutando ulteriori dismissioni in Egitto o in altri Paesi come l'Angola, il Congo o il Messico, l'a.d. ha spiegato "è un modello innovativo che abbiamo lanciato nel 2010. Puntiamo sulla esplorazione e, siccome siamo stati bravi e fortunati, abbiamo scoperto giacimenti notevoli con valore aggiunto elevato. Spesso in zone dove altri non avevano trovato nulla. Il secondo passaggio è finanziarci cedendo quote di partecipazioni. I risultati sono importanti e continueremo così. Negli ultimi tre anni abbiamo puntato sulla diversificazione in Medio Oriente, Norvegia, Messico".

La geopolitica "resta condizionante" per la politica di approvvigionamento del greggio, "anche se la volatilità dei prezzi del petrolio dipende da altri fattori. La riprova è che attualmente le tensioni internazionali sono alte, ma i prezzi non salgono. Influiscono molto di più le scelte relative ai dazi, che impattano su crescita e investimenti".

Alla domanda su che margini abbia il gruppo per intervenire se arrivasse una nuova fase ribassista per il greggio, Descalzi ha messo in evidenza che "Eni è diventata la compagnia più efficiente tra le grandi. Abbiamo riserve nostre, che sono state scoperte e non comprate, con costi per i nuovi barili molto bassi: meno di un dollaro, contro una media del settore di circa sei dollari. In Africa, Messico, Abu Dhabi abbiamo costi di esercizio ridotti. Nel 2014 nell'esplorazione e produzione arrivavamo alla parità con scenari di 45 dollari al barile, attualmente lo siamo sotto i 30 dollari".

Sulle possibili conseguenze della scelta della Turchia di inviare una nave a cercare gas e petrolio nel Mediterraneo orientale, "la preoccupazione c'è, come sempre quando la parola passa alle navi da guerra. Detto ciò abbiamo un accordo con Cipro e lo porteremo avanti. Si tratta di un'area, quella dell'Est del Mediterraneo, che ha riserve immense: gas per 8-10 mila miliardi di metri cubi, senza contare la Libia -ha risposto- Il Mediterraneo orientale è una zona importante per l'intera Europa e per il mondo. Daremo il nostro contributo affinché si lavori in pace, senza guerre".

Quanto al fatto che da diversi anni Total ha l'Eni come obiettivo, l'a.d. ha detto di non sapere se la società francese o altre compagnie "sono interessate all'Eni. Di sicuro, senza il via libera del governo italiano, nessuno potrà toccarci".

Alla domanda se c'è un futuro per una società soltanto di oil & gas, "nel medio, lungo termine penso di no -ha precisato- La diversificazione nelle energie rinnovabili e nell'economia circolare è fondamentale. Eni si è già collocata sulla nuova frontiera".

Il gruppo ha già puntato sull'economia circolare, per esempio producendo biocarburanti ma anche nuovi materiali, come le bioplastiche. L'impegno finanziario, ha spiegato l'a.d., è di circa 1 miliardo d'investimenti in ricerca e sviluppo e tre miliardi nella realizzazione di progetti di decarbonizzazione nei prossimi tre anni, che saranno determinanti. Nel macro, siamo impegnati nella grande trasformazione della chimica e della raffinazione in Italia, da Venezia a Gela. Nel micro, con il lancio d'impianti di trattamento, che definiamo tascabili, per la trasformazione dei rifiuti organici urbani in energia. I vantaggi sono il riutilizzo totale dei rifiuti, la produzione di energia che significa meno importazioni di petrolio e gas, l'aumento dell'occupazione e la riduzione della componente carbonica".

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(END) Dow Jones Newswires

October 18, 2019 03:20 ET (07:20 GMT)

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