Nelle famiglie imprenditoriali italiani le liti sono spesso all'ordine del giorno - basti pensare allle vicende di casa Del Vecchio o Berlusconi o Caprotti -, ma quella emersa tra i De Benedetti appare clamorosa. Protagonista il capostipite Carlo De Benedetti, da sempre abituato a comandare e imbattersi in scontri senza eslusione di colpi. Iniziò a metà degli anni '70 con gli Agnelli ai tempi del suo ruolo di primo piano nel gruppo Fiat e proseguì all'inizio degli anni '90 guerreggiando con Silvio Berlusconi in quello che passò alla storia come il Lodo Mondadori . Fino allo scontro riemerso nei giorni con i figli-eredi per il controllo e il destino del suo primo amore, ossia il quotidiano La Repubblica, dopo il primo duro confronto del 2008 con Rodolfo sul destino di Cir e dei suoi asset, senza trascurare il cambio di rotta e di visione sul fondatore della testata romana, Eugenio Scalfari, come dimostrano le parole spese in tv il 17 gennaio di un anno fa: "È un signore molto anziano che non è più in grado di sostenere domande e risposte. Gli ho dato un pacco di miliardi, è un ingrato".

Quello dell'Ingegnere, scrive Milano Finanza, è uno spirito battagliero, spigoloso, tenace e pugnace che periodicamente dà mostra di sé. Ora Carlo De Benedetti, probabilmente stufo di stare in panchina, ha deciso di tornare sulla scena. A modo suo. Avanzando un'offerta a sconto (0,25 euro per azione) per riprendersi il controllo di fatto (29,9%) del gruppo editoriale Gedi e rimettere le mani su Repubblica, avendo un buon feeling con il nuovo direttore Carlo Verdelli. Ma la proposta, arrivata nella giornata di venerdì 11 ottobre, resa nota solo domenica 13 via Ansa (anticipata da Dagospia) e poi confermata dalla stessa Cir , è stata rispedita seccamente al mittente, bollata come "irricevibile" dai figli Marco, Rodolfo ed Edoardo. E se ci sono ancora aspetti da chiarire in questo blitz che ha però portato beneficio al titolo Gedi - in una settimana le azioni del gruppo editoriale hanno guadagnato il 25% a Piazza Affari -, quello che è evidente è che De Benedetti senior, 84 anni, non riesce a stare lontano dal mercato (nel 2015 la Procura di Roma aprì un'indagine per l'insider trading, nell'ambito della quale sono stati ascoltati De Benedetti e l'ex presidente del consiglio Matteo Renzi in merito a investimenti nel capitale di alcune banche popolari: a gennaio è stato chiesto il rinvio a giudizio per l'operatore finanziario Gianluca Bolengo che comprò azioni). Anche se fu lui nel 2009 ad annunciare al mercato di aver deciso di lasciare ogni incarico operativo nella galassia Cir , promuovendo il figlio Rodolfo alla presidenza della holding e designando nel 2017 l'altro erede Marco alla carica di numero uno del gruppo Gedi (società nata dalla fusione del Gruppo L'Espresso con la Itedi degli Agnelli-Elkann). Mentre nell'autunno del 2012 l'Ingegnere annunciò la definizione della successione in famiglia, trasferendo a titolo gratuito ai tre figli il controllo di Cir , con il passaggio di consegne nell'accomandita, ribattezzata poi Fratelli De Benedetti. Curiosamente, però, il primo azionista (85%) della cassaforte torinese è la Segreto Fiduciaria, che fa a sua volta riferimento alla Mi.Mo.Se, che altro non è che la holding dei Segre (oggi rappresentata da Massimo Segre, figlio di Franca Bruna Segre), i commerciali del capoluogo piemontese da sempre custodi del tesoro dei De Benedetti. Un legame mai sciolto che tiene al riparo i curiosi.

red

 

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October 21, 2019 02:29 ET (06:29 GMT)

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