"Dal 2005 a oggi, il gruppo cresciuto così tanto nelle altre componenti che la quota di Generali Ass. è andata diluendosi: la nostra dipendenza" dalla compagnia triestina "è venuta molto meno rispetto al passato, con i ricavi scesi in oltre un decennio dal 25% a circa la metà, il 12%".

E' quanto ha dichiarato l'a.d. Alberto Nagel nel corso dell'odierna assemblea di bilancio.

Vendere la quota Generali", ha aggiunto il banchiere, "ha senso solo se avessimo bisogno di capitale - e non ne abbiamo poiché non è previsto alcun aumento - oppure se possiamo reinvestire in altre attività che comportino un rendimento altrettanto interessante".

Su questo fronte, il numero uno di piazzetta Cuccia ha dichiarato che Mediobanca pensa di "fare M&A in tutte le nostre divisioni, dal Cib al Wm al consumer. Ce n'è una - il Wealth Managmenet - su cui punteremo di più, perché ci siamo entrati solo sei anni fa. Facciamo 60 milioni di utile e in futuro prevediamo di farne molti di più".

Ai soci che hanno domandato per quale motivo Mediobanca non abbia ceduto nell'arco di piano la quota del 3% che era stata indicata, Nagel ha replicato che "l'idea di cedere il 3% prevedeva un certo tipo di sviluppo del capitale. Tuttavia siamo andati molto meglio del previsto e pertanto è venuta meno l'esigenza di vendere. Inoltre sono cambiate le norme e c'è tempo fino al 2024 per dedurre la quota Generali dal patrimonio di Mediobanca. Questi due elementi ci hanno consigliato di non vendere, anche perché restituisce un 15% sul capitale allocato, il che è molto redditizio".

ofb

 

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October 28, 2019 08:11 ET (12:11 GMT)

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